Calcio femminile, il Capitano degli Usa replica a Trump: “Non vengo alla Casa Bianca”

Non è la prima volta e crediamo non sarà l'ultima. Fra Megan Rapinoe, capitano della Nazionale degli Stati Uniti ai Mondiali di calcio femminile, e Donald Trump non corre proprio buon sangue.

United States' forward Megan Rapinoe celebrates after scoring a goal during the France 2019 Women's World Cup round of sixteen football match between Spain and USA, on June 24, 2019, at the Auguste-Delaune stadium in Reims, northern France. (Photo by Lionel BONAVENTURE / AFP)

MILANO – Non è la prima volta e crediamo non sarà l’ultima. Fra Megan Rapinoe, capitano della Nazionale degli Stati Uniti ai Mondiali di calcio femminile, e Donald Trump non corre proprio buon sangue. Lunedì in occasione della partita fra Usa e Spagna, valida per gli ottavi di finale, il centrocampista americano si è rifiutato di cantare l’inno nazionale e non ha portato la mano sul cuore come da tradizione. Questo ha scatenato la reazione del presidente Trump che ha commentato: “Non è appropriato ciò che è deciso di fare Rapinoe”.

La reazione

La reazione della 33enne calciatrice americana, paladina dei diritti civili e in particolare di quelli della comunità LGBT, non si è fatta attendere. Intervistata dalla stampa del suo paese, Rapinoe ha replicato duramente al presidente degli Stati Uniti. “Non andrò alla fottuta Casa Bianca”, ha detto. “Non ci inviteranno neanche”, ha aggiunto, alludendo a un’ipotetica accoglienza alla Casa Bianca in caso di vittoria della Coppa del Mondo. Alla sua terza apparizione ai Mondiali, la veterana americana è famosa per le sue battaglie a favore della parità di genere nello sport e per le sue idee politiche che l’hanno spesso messa in contrasto con l’inquilino della Casa Bianca.

Le idee chiare

La giocatrice americana non ha mai avuto timore ad esprimere le sue idee. Nel 2012 fece scalpore il suo ‘coming out’ poco prima di giocare un ruolo chiave nella vittoria della medaglia d’oro degli Stati Uniti alle Olimpiadi di Londra. Non solo, Rapinoe è anche una delle leader nella lotta delle giocatrici americane per l’uguaglianza salariale. La squadra femminile statunitense ha infatti intentato una causa contro la Federazione degli Stati Uniti a marzo accusando l’organizzazione di discriminazione di genere. Anche su questo, la capitana Usa è entrata in polemica con Trump dopo che il presidente ha dichiarato che “il salario di un calciatore ha molto a che fare con l’economia, uno come Ronaldo ottiene molti soldi perchè attira spettatori”.

La scelta

“In ogni aspetto della vita, più possiamo affrontare l’ineguaglianza e più rapidamente possiamo superare il problema”, è invece il pensiero di Rapinoe. I suoi atteggiamenti e le sue prese di posizione spesso l’hanno resa oggetto di critiche negli Stati Uniti, tanto da ricevere insulti e minacce sui social con tanto di richieste di essere esclusa dalla Nazionale per il suo appoggio a Colin Kaepernick, la stella della NFL famosa per la protesta in ginocchio durante l’inno Usa. E’ anche per questo che la US Soccer Federation ha introdotto una regola che obbliga i giocatori e le giocatrici a stare in piedi durante l’inno. Ecco, Rapinoe questa regola l’ha rispettata, ma a suo modo ha ancora dimostrato la sua voglia di lottare contro tutto e tutti.

LaPresse

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