Calcio unito contro il razzismo. Gravina: “Presto il riconoscimento facciale passivo”

Una battaglia da combattere anche con il supporto della tecnologia

Foto Valerio Portelli/LaPresse in foto Gabriele Gravina

ROMA – ‘Dare un calcio al razzismo’. Il titolo del convegno organizzato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane a Roma è fatto proprio dai vertici del mondo del pallone e dalle istituzioni. “Non si può più tollerare un clima in cui questi episodi sembravano delle cose quasi scontate e considerate di colore o di folclore. Su questi temi non può esserci più alcun tipo di giustificazione per nessuno”, tuona il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.

Il ruolo della tecnologia

Una battaglia da combattere anche con il supporto della tecnologia. Lo strumento individuato da tempo dal presidente Figc, Gabriele Gravina, è il ‘radar passivo’. Si tratta di un riconoscimento facciale ad alta definizione perché, prosegue il numero uno di Via Allegri: “La punizione collettiva è eticamente sbagliata. Noi dobbiamo colpire il singolo che compie l’azione”. Uno strumento che, in collaborazione con ministero dello Sport e ministero dell’Interno, è nella parte finale della sua messa a punto dal punto di vista procedurale e istituzionale e presto verrà sperimentato con le società. “Nel giro di molto poco, avremo nuove misure tecnologiche estremamente avanzate e mai ancora utilizzate nel nostro paese”, conferma il ministro Spadafora.

Il riconoscimento facciale

E anche la Lega A intende giocare il proprio ruolo. “Vogliamo riuscire a fare in due anni quello che la Thatcher ha fatto in dieci. Dobbiamo prendere uno per uno coloro che stanno rovinando questo sport meraviglioso e con il riconoscimento facciale è possibile”, spiega l’ad Luigi De Siervo. L’esempio portato è quello del presidente della Lazio, Claudio Lotito, e della sua lotta contro una frangia della tifoseria biancoceleste. “Questa è la strada giusta”, aggiunge.

I calciatori prime vittime

Vittime di questa situazione sono in primis i calciatori. Il presidente Aic, Damiano Tommasi, si fa portavoce della loro “frustrazione” su un tema che “ci si aspetta di affrontare con argomenti concreti e di soluzione”. Per questo, spiega ancora, serve “coordinamento” nelle azioni da mettere in campo.

(LaPresse/di Andrea Capello)

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