Camorra casertana, D’Angelo può inguaiare i Casalesi

Vincenzo D'Angelo e la moglie Teresa Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – Il nuovo pentito di camorra Vincenzo D’Angelo conosce i conti e le entrature della cosca Bidognetti. La sua abitazione in via Firenze dove alloggiava con la convivente Teresa Bidognetti era una sorta di quartier generale del clan. Portava anche la contabilità della cosca e conosce i segreti della cosca Schiavone sul gioco d’azzardo con cui dividevano i guadagni. Il pentimento del genero di Francesco Bidognetti, il 71enne capoclan della cosca in carcere dal 1993, potrebbe rappresentare per la Dda di Napoli il grimaldello con cui scardinare molti degli ultimi segreti della costola dei Casalesi che proprio con gli Schiavone si era riorganizzata. “La figura di D’Angelo è centrale nelle indagini perché la sua abitazione, che condivide con la moglie Teresa Bidognetti, è un po’ il centro di controllo delle entrate del clan” scrive il gip titolare delle indagini che ha portato al suo arresto a novembre.

D’Angelo non commetteva direttamente le estorsioni ma raccoglie gli incassi per conto del capoclan del momento, ossia Gianluca Bidognetti, figlio di Francesco, che dal carcere comunica con i familiari attraverso un telefono. D’Angelo ha intrattenuto rapporti anche con Ivanhoe Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan. Vengono intercettati nella Fiat 500 allora in uso a D’Angelo. I due danno luogo ad una lunga conversazione riguardante i contrasti con Emilio Martinelli, figlio di un altro boss dei Casalesi, Enrico Martinelli. Era il 16 febbraio dello scorso anno. D’Angelo si reca poi presso un bar; ne esce poco dopo e in auto conta dei soldi. Arriva a 500 euro. Era già sotto indagine e intercettato. Nello stesso bar si recano poi tre esponenti degli Schiavone. “Si ipotizza una divisione degli utili” annota il gip. Notizie e conoscenze dei fatti di prima mano, quelle di Vincenzo D’Angelo, che potrebbero rappresentare una preziosa fonte per la Dda.

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