Camorra, confiscati beni per oltre 16 milioni a un imprenditore napoletano

Ingente il valore di beni confiscati 

Foto Direzione Investigativa Antimafia/LaPresse

Napoli (LaPresse) – Il Centro Operativo Dia di Napoli ha eseguito un decreto di confisca, emesso dal locale Tribunale. Nei confronti di un imprenditore contiguo a contesti criminosi anche di natura organizzata di stampo camorristico e figlio di un esponente di una delle più note ‘paranze’ di contrabbandieri partenopei.

Le indagini effettuate sono state avvalorate da una ‘rogatoria internazionale’ riguardante l’analisi di operazioni finanziarie sospette con la Svizzera. Hanno evidenziato l’anomalia della posizione patrimoniale della famiglia dell’imprenditore. Nonché i collegamenti con personaggi legati al clan Lo Russo, operante nel quartiere di Miano. Significativo, in tal senso, è stato il ritrovamento nel 2011, durante la perquisizione effettuata dalla stessa Dia di Napoli, di 8 milioni di euro nascosti tra le intercapedini delle abitazioni dei Potenza, successivamente sottoposti a sequestro.

Ingente il valore di beni confiscati 

L’odierna confisca ha, in definitiva, interessato 11 unità immobiliari, 4 società con intero patrimonio aziendale (tra cui la citata sala ricevimenti di Pozzuoli). Ed anche 3 autoveicoli e 1 natante (Cigarette modello Bullet bimotore), 23 rapporti finanziari tra depositi bancari nazionali e polizze, per un valore di oltre 16 milioni di euro.

L’operazione ha fatto emergere un ingente patrimonio accumulato nel corso degli anni. E’ sproporzionato rispetto alle loro reali capacità finanziarie e risultato il frutto delle attività illecite perpetrate. Che gli sono costate, anche, la condanna per il delitto di associazione a delinquere finalizzato all’usura. Alle estorsioni ed al reimpiego/riciclaggio di denaro e beni anche in territorio estero.

In tale contesto, è stata attenzionata anche la figura di un prestanome. Pur non avendo adeguate risorse, forniva la sua disponibilità a farsi intestare e, apparentemente, ad amministrare, a seguito delle vicende giudiziarie dei Potenza, la sala ricevimenti già nota come ‘Villa delle Ninfe’ a Pozzuoli, quando invece unico e reale gestore continuava ad essere lo stesso imprenditore.

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