Caos procure, Palamara: “Magistratura ipocrita ma la verità verrà fuori”

L'intervento dell'ex presidente dell'Anm

Luca Palamara (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

ROMA – “Il 3 maggio del 2019 mi è stato inoculato un trojan che ha intercettato una cena presso l’hotel Champagne durante la quale si discuteva della successione di Pignatone alla Procura di Roma, cena svoltasi con le medesime modalità e con gli stessi protagonisti che avevano portato alla elezione dell’attuale vice-presidente del CSM Davide Ermini. 11 29 maggio del 2019 i due principali quotidiani nazionali pubblicavano il contenuto delle registrazioni effettuate con il trojan e da quel momento una parte della magistratura ha voluto in maniera ipocrita considerarmi il capro espiatorio da immolare sull’altare della continuità e della conservazione”. Così l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara in un’intervista su ‘Il Tempo.

“Sono stato radiato per aver partecipato a questo incontro, senza avere la possibilità di udire i testimoni e per questo motivo ho fatto ricorso alle Sezioni Unite civili della Cassazione. Il ricorso verrà discusso il prossimo 8 giugno. Chi avrebbe voluto allontanare lo spettro della riforma della giustizia ha fatto di tutto perché fossi io a dimettermi, invece ho accettato la sfida per affermare la verità e non mi sono dimesso. Ma la falla era così grande che uno spiraglio è rimasto aperto e da lista cominciando finalmente ad uscire la verità”.

“Sento il peso di aver trasformato il tema della giustizia in un argomento di discussione di massa. La mia battaglia di verità non è fatta contro qualcuno ma ha l’obiettivo di squarciare il velo di ipocrisia che all’interno della magistratura esiste pretendendo di processare Palamara ed i suoi amici sulla base di chat private. Io voglio porre un tema di riflessione sullo sconfinamento della magistratura e sull’uso strumentale dei processi». Ora tocca anche alla politica attraverso gli strumenti in proprio possesso costruire un percorso di approfondimento di ciò che avviene all’interno della magistratum. Se così non fosse, come nel 1986, si perderebbe l’ennesima occasione di fare chiarezza e riformare un sistema assolutamente, ad oggi, imperfetto”, ha aggiunto.

(LaPresse)

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