Caso Diciotti, la giunta accetta le memorie di Di Maio, Conte e Toninelli: i grillini difendono Salvini

Ma la colpa potrebbe essere estesa all'intero governo

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, Matteo Salvini

ROMA – Il presidente della Giunta per le Immunità, Maurizio Gasparri, ha autorizzato l’acquisizione dei due documenti firmati da Giuseppe ConteLuigi Di Maio e Danilo Toninelli, allegati alla memoria difensiva presentata dal ministro dell’Interno. Ciò significa che le parole dei tre avranno un peso nella valutazione della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti, che vede il leader leghista accusato di sequestro di persona aggravato da parte della procura di Catania.

Caso Diciotti, il via libera di Gasparri e la contestazione di Pietro Grassi

La decisione è stata presa in piena autonomia da Gasparri, senza sottoporre la questione ad alcuna votazione. Una procedura che Pietro Grassi non ha gradito questa. Secondo l’ex presidente del Senato: “Il documento di Di Maio e Toninelli è, come si legge dall’intestazione, una Memoria indirizzata alla Giunta e non al ministro Salvini. L’unico che può produrre memorie è l’interessato, ovvero Salvini, come il presidente Gasparri sa bene ed ha ripetuto più volte la scorsa settimana”.

Lattanzi: “Può essere colpa di tutto il governo”

Il Parlamento dovrà dunque prendere in considerazione questi documenti nel momento in cui deciderà se concedere o meno l’autorizzazione a procedere avanzata dai giudici di Catania nei confronti del ministro degli Interni.

Ma la colpa potrebbe non ricadere per forza di cose solo su Matteo Salvini. Sotto processo potrebbe finire infatti l’intero governo gialloverde. “In presenza di un reato ministeriale c’è un Tribunale dei ministri, quindi un organo collegiale che è garanzia. Questo Tribunale se ritiene che quel fatto che è stato denunciato costituisce un reato, rimette quel caso al Parlamento il quale deve valutare se questo reato è stato commesso nell’interesse dello Stato o nell’interesse pubblico. Quindi c’è una valutazione giuridica e una del Parlamento; i giudici fanno una valutazione giuridica e il Parlamento una politica”. Lo ha detto il presidente della corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi.

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