Polverini: sulla sanità l’inciucio c’è

La deputata di Fi: "Se De Luca non viene rimosso da commissario, c'è qualcosa che non va"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 09-11-2016 Roma Italia Politica Camera dei Deputati - Informativa del Presidente del Consiglio Matteo Renzi sul sisma in centro Italia Nella foto Renata Polverini Photo Roberto Monaldo / LaPresse 09-11-2016 Rome (Italy) Chamber of Deputies - Informative of the Prime Minister Matteo Renzi on hearthquake In the photo Renata Polverini

NAPOLI – Aria di cambiamento all’interno del centrodestra. Mentre la Lega continua per la sua strada voltando le spalle agli alleati, su scala nazionale, e Fdi pensa ad allargare il suo campo d’azione, Forza Italia resta aggrappata alle proprie convinzioni. Matteo Salvini pochi giorni fa è stato chiaro: “Se il centrodestra avrà voglia di ragionare di futuro, io ci sono. Non mi propongano di ragionare di passato con la stessa ricetta di 25 anni fa”. Una stoccata al cavaliere Silvio Berlusconi e agli azzurri che non riescono a reinventarsi limitandosi al “j’accuse” e al ricordo di un centrodestra che ormai non è più a guida forzista. A fare il punto sulle vicende politiche e governative attuali con “Cronache” è la deputata di Fi Renata Polverini

Onorevole, qual è lo stato attuale del centrodestra? 

Il centrodestra in questo momento è in una condizione particolare perché governare insieme in molti Comuni e in alcune delle regioni più importanti del Paese e, al tempo stesso, essere divisi al governo nazionale, sta creando una situazione abbastanza complicata che va attenzionata giorno dopo giorno. 

Lei come Brunetta pensa che, visto l’atteggiamento di Salvini, vadano rimesse in discussione le alleanze territoriali? 

Se la Lega, al governo con i 5 Stelle, continua a portare avanti un programma che nulla ha a che fare con l’impegno preso, come centrodestra, con gli elettori lo scorso 4 marzo, è complicato anche sui territori mantenere salde le alleanze. Auspichiamo, non dico un ripensamento, ma quantomeno da parte della Lega un ravvedimento rispetto a misure importanti come la flat tax, alle infrastrutture e rispetto alle politiche internazionali, altrimenti è chiaro che diventa tutto più complicato e che qualcosa va rivisto.

A breve ci saranno le elezioni europee: come crede debba muoversi il partito per recuperare terreno rispetto alla Lega, e a più ampio raggio per evitare che l’Ue finisca nelle mani di populisti e sovranisti? 

Noi abbiamo una carta molto importante da giocare che è la presenza di Berlusconi, che sarà candidato e ha garantito accordi internazionali e di politica europea importantissimi durante gli anni del suo governo. Ma possiamo contare anche sul presidente uscente del Parlamento Europeo Tajani che è un uomo delle istituzioni. Lui ha dimostrato che l’Unione ha bisogno di cambiare rispetto ad alcuni temi particolarmente importanti come quelli di natura economica e di controllo sui bilanci, ma al tempo stesso deve necessariamente rimanere unita per contrastare potenze mondiali come gli Stati Uniti e anche forze emergenti come la Cina e la parte asiatica del mondo. Noi proporremo un Europa diversa, più vicina a quelle che sono le esigenze dei cittadini, a cominciare da quelli più deboli, ma anche una presenza salda del nostro Paese in Europa affinché l’Italia continui a essere protagonista. Non ci piace il comportamento del governo che da un lato sbeffeggia i leader europei e i rappresentanti della commissione, che sono pur sempre espressione del popolo da cui provengono, e poi si piega alla loro volontà. Il caso della manovra di bilancio è un caso senza precedenti, è stata l’Europa a scriverla dopo i diktat al governo. 

Meloni, Toti e Musumeci e l’ipotesi di creare la cosiddetta “seconda gamba”. Che ne pensa?

Penso che tutto ciò che arricchisce il centrodestra è un bene. L’unica anomalia che vedo in questa proposta è che viene avanzata anche da un esponente autorevole di Forza Italia che però non è chi rappresenta il partito formalmente. L’unico deputato a tali iniziative è il presidente Berlusconi e, al massimo, il suo vice Tajani, quindi per me l’unica anomalia è Toti. 

Non teme che questa sia una manovra, avallata da esponenti di Fi, per mettere definitivamente il partito all’angolo e approfittare di un momento di debolezza? 

Con tutto il rispetto per Toti, al quale auguro di svolgere bene, come sta facendo, il suo ruolo di governatore, ma non credo che sarà la sua presenza a mettere nell’angolo tanti anni di storia e autorevolezza del presidente Berlusconi perché Forza Italia è una sua creatura e ancora oggi è fatta di uomini e di donne che si riconoscono nella sua storia. Se vuole dare un contributo al partito può farlo nell’ambito del dibattito congressuale che ci sarà nel momento in cui verrà chiuso il tesseramento e si apriranno i congressi, altrimenti mi sembra una posizione abbastanza curiosa. 

Basandosi sulla sua esperienza da sindacalista, cosa pensa del reddito di cittadinanza? 

Penso che abbia un difetto iniziale: questa misura confonde la povertà con la disoccupazione che sono due cose ben distinte. Credo che sia necessario mantenere un sostegno alle famiglie in difficoltà, ma al tempo stesso sono convinta che quella misura non darà alcuna opportunità ai disoccupati, tantomeno ai giovani anche perché i requisiti che vengono richiesti fanno sì che tutti quelli che vivono in famiglia rimangano esclusi. Inoltre tutti coloro che si dovranno rivolgere ai centri per l’impiego non li troveranno adeguati a quello che è il senso del reddito di cittadinanza. Penso che il governo bene avrebbe fatto a mantenere una misura per la povertà e a parte, ragionando con le parti sociali, quindi anche con i sindacati dei lavoratori e delle imprese, oltre che con il Parlamento, costruire un modello diverso. A questo si aggiunge che parliamo di centri per l’impiego che, tra le altre cose, sono delegati alle Regioni molte delle quali li hanno a loro volta delegati alle Province. Tutta la discussione a livello istituzionale dovrebbe avere un profilo diverso.

 Lei è stata presidente della Regione e conosce bene i problemi della sanità. I 5 stelle avevano annunciato il cambio di commissario in Campania, dove le condizioni degli ospedali sono evidenti, diverso tempo fa. Ma ancora nulla è stato fatto. Secondo lei perché i 5 Stelle non mantengono la promessa fatta? 

Io sicuramente non posso parlare bene della sanità campana e penso che De Luca, forse, ha mostrato il meglio di sé quando ha fatto il sindaco rispetto ad ora che è governatore, anche perché la sanità rappresenta l’80% del bilancio che dovrebbe equivalere all’80% dell’impegno non solo del presidente, ma in questo caso anche del commissario. Se De Luca non viene rimosso malgrado la norma approvata in Parlamento evidentemente qualcosa che non va c’è. Dopodiché penso anche che lo Stato che vuole intervenire in maniera più pesante sulla sanità, ha il dovere di modificare il titolo V. Non sono d’accordo che da un lato si lasci la materia in capi alle Regioni e dall’altro si tenti in ogni modo di riportarla strumentalmente in capo allo stato. 

In Campania De Luca e nel Lazio Zingaretti rispetto ai 5 Stelle sembrano essersi molto ammorbiditi. Un inciucio tra loro è possibile e a chi gioverebbe? 

Temo che l’inciucio sia possibile perché come tutti sappiamo, al di là delle dichiarazioni pubbliche, c’è stato un forte tentativo, all’inizio di questa legislatura, di creare una maggioranza di governo che fosse formata dal Movimento 5 Stelle e dal Pd: probabilmente quel sogno, né tra i pentastellati né tra i dem, è ancora svanito. 

Crede che il governo gialloverde durerà o la Lega staccherà la spina? 

Mi auguro che questo governo non duri, perché non mi pare sia in sintonia con i problemi reali del Paese, così come non lo sono le soluzioni che stanno proponendo per risolverli. Al tempo stesso purtroppo, siccome parliamo di due modelli populisti insieme, forse proveranno a durare.

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