Catalogna: Sanchez riforma il reato di sedizione. Ira PP e Vox, ha ceduto a indipendentisti

Nella foto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez Madrid - Spagna (Foto AP/Bernat Armangue)

A cinque anni dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato la riforma del reato di sedizione, ai sensi del quale furono incarcerati i leader separatisti. La proposta di legge, registrata al Congresso dalle due forze politiche al governo, Psoe e Unidas Podemos, comporta la sostituzione del reato di sedizione, che prevedeva una pena massima di 15 anni di reclusione, con il reato di ‘disordine pubblico aggravato’ con una pena tra i 3 e i 5 anni.

Nella riforma si prevede anche una riduzione del periodo di interdizione dai pubblici uffici in caso di condanna, che viene ridotto a sei-otto anni. Se approvata, la normativa ridurrebbe le pene a cui gli indipendentisti fuggiti all’estero, come l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, potrebbero essere condannati qualora tornassero in Spagna. Inoltre, favorirebbe il ritorno alla vita politica degli indipendentisti ancora interdetti dai pubblici uffici come Oriol Junqueras.

La decisione annunciata da Sanchez ha esacerbato le divisioni tra il governo e l’opposizione che ha accusato il premier di aver ceduto agli indipendentisti, ancora una volta, dopo aver concesso la grazia parziale a quelli incarcerati. Il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo, ha accusato il premier di aver “accettato il ricatto degli indipendentisti solo per superare la debolezza parlamentare” del governo “anche a costo di disarmare la nazione di uno strumento essenziale per proteggere la sua unità”, avvertendo che gli indipendentisti non hanno rinunciato alla separazione dalla Spagna.

“Traditore”, ha scritto su Twitter Santiago Abascal, il leader di Vox, partito cresciuto proprio in contrapposizione agli indipendentisti durante la crisi catalana. L’opposizione ha accusato Sanchez di aver barattato la riforma della sedizione con l’appoggio di Esquerra Republicana de Catalunya alla legge di bilancio del 2023. Il governo ha sempre sottolineato invece che le due questioni sono rimaste “separate”.

Il portavoce del gruppo parlamentare dei socialisti, Patxi Lopez, presentando la riforma, ha paragonato la situazione della Catalogna quando al governo c’erano i popolari guidati da Mariano Rajoy con quella attuale. “Ora la maggioranza dei catalani vuole rimanere in Spagna e non andarsene. Non c’è più unità d’azione nel movimento indipendentista, non c’è il vittimismo e la convivenza non è messa in dubbio”, e questo “grazie alle decisioni coraggiose” prese dal governo di Sanchez, ha affermato, sottolineando poi che la riforma faciliterà la collaborazione con gli Stati esteri per l’estradizione dei leader che finora non è stata possibile perché il reato non esiste in altri Paesi, o perché la pena è stata considerata sproporzionata.

A intervenire nel dibattito è stato poi lo stesso ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, attualmente in Belgio. Il leader, che guidò il processo indipendentista della Catalogna attraverso il referendum del 1 ottobre, ha criticato la riforma, da un punto di vista opposto a quello della destra, affermando che se le pene detentive vengono mantenute, anche se ridotte, “un diritto” (quello al referendum) “continua a essere criminalizzato”. La riduzione delle pene rappresenta un “guadagno individuale”, ma non un “guadagno politico”, ha avvertito.(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome