Catania, tratta di esseri umani: 5 arresti

L'indagine ha preso avvio dalle dichiarazioni di una giovane nigeriana che è stata destinata alla prostituzione

LaPresse - Matteo Corner

CATANIA – La polizia di Catania, su delega della Direzione distrettuale antimafia, ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 5 persone. Gli agenti le ritengono responsabili, a vario titolo, in concorso con altre persone non identificate in Nigeria e in Libia, dei reati di tratta di persone pluriaggravata.

L’accusa è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione

Le aggravanti sono la transnazionalità del reato, l’aver agito in danno di minori, aver esposto le persone offese a un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica. Facendo loro attraversare il continente di origine sotto il controllo di criminali, che le sottoponevano a privazioni di ogni genere e a diverse forme di violenza. Facendole giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole a un altissimo rischio di naufragio.

Gli arrestati sono accusati anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato nonché di sfruttamento della prostituzione.

L’indagine delle forze dell’ordine

L’indagine ha preso avvio dalle dichiarazioni di una giovane nigeriana che, reclutata nel Paese di origine, giunta in Italia quale minore straniera non accompagnata, è stata destinata alla prostituzione. E che, dopo diversi mesi di sfruttamento, è riuscita a sottrarsi ai trafficanti.

La testimonianza della giovane nigeriana

Dal dettagliato racconto della giovane è emerso che la ragazza era oggetto di una più ampia operazione economica realizzata da due sorelle nigeriane. Che, ormai residenti in Italia da diversi anni, avevano avviato una fiorente attività economica nel settore della tratta di esseri umani.

Le due donne, grazie ai complici in Nigeria e Libia, reclutavano giovani connazionali nel Paese di origine da far prostituire in Italia, appropriandosi poi dei loro guadagni. Percepiti grazie anche a intimidazioni con riti voodoo cui facevano sottoporre le vittime prima della partenza.

La giovane era vittima dei trafficanti

Uno degli indagati, che abita a Tivoli (Roma), collaborava con loro occupandosi del prelievo delle ragazze dalla struttura. Dove venivano collocate all’arrivo, dell’avvio dell’iter burocratico per il rilascio del permesso di soggiorno. Per poi trasferirle alle due sorelle a Catania. Dal racconto della vittima è emerso che la giovane aveva viaggiato ed era giunta in Italia con un’altra ragazza, vittima anche lei degli stessi trafficanti.

L’identificazione

I poliziotti hanno identificato anche l’altra giovane e acquisito ulteriori elementi a sostegno delle dichiarazioni rese. Permettendo di approfondire il funzionamento del mercato della prostituzione nigeriana su strada lungo la statale 385. La giovane vittima infatti, era in contatto con numerose prostitute, molte delle quali vittime e, soprattutto, era in contatto con uno degli indagati.

Come agivano i trafficanti

L’uomo, oltre a occuparsi personalmente di tratta di esseri umani, aveva il controllo delle postazioni lavorative delle prostitute in un preciso tratto della statale 385. E amministrava le postazioni, concedendole a varie prostitute in cambio di un corrispettivo mensile pari a circa 100 euro. Facendosi aiutare da sue vittime di tratta o da altre prostitute vittime di tratta a opera di altri trafficanti ma che avevano ‘affittato’ la sua postazione lavorativa.

(LaPresse)

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