Combustibili fossili, boom di decessi

Attivisti in protesta al palazzo Eni di Roma: “Giustizia climatica ora”

Ambientalisti ad Aversa contro Eni
Ambientalisti ad Aversa contro Eni

NAPOLI – I combustibili fossili sono i principali responsabili della crisi climatica e dei conseguenti eventi meteorologici estremi. E’ quanto emerge dal report ‘Climate Change 2023ì dell’Ipcc. Ieri mattina attiviste e attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Roma, presso il quartier generale di Eni per denunciare le conseguenze in termini di perdite di vite umane derivanti dall’uso di combustibili fossili da parte di nove grandi compagnie dell’oil&gas europee, tra cui la stessa Eni. L’azione, in contemporanea alla presentazione alla Cop28 di Dubai del report di Greenpeace Paesi Bas “Emissioni di oggi, morti di domani. Come le principali compagnie petrolifere e del gas europee mettono a rischio le nostre vite” e la raccolta di pareri di esperti in legge “Omicidio climatico: le aziende fossili scamperanno all’accusa?”, dossier che prendono in considerazione le emissioni di gas climalteranti prodotte nel 2022 da nove grandi aziende europee dell’oil&gas e dimostrano come queste compagnie si renderebbero responsabili di centinaia di migliaia di decessi nei prossimi decenni.

LA PROTESTA

Ieri mattina alcuni attivisti di Greenpeace hanno scalato entrambi i lati del palazzo di Eni e aperto due enormi banner con la scritta “Today’s emissions = tomorrow’s deaths”, mentre sulle facciate della sede dell’azienda sono stati proiettati diversi messaggi, tra cui “I combustibili fossili uccidono” e “Giustizia climatica ora”. In contemporanea, altri attivisti hanno collocato nei pressi della sede di Eni un’installazione di 8 metri di lunghezza con il messaggio “Eni’s legacy = climate deaths”.

I DECESSI

Entrambi gli approfondimenti pubblicati da Greenpeace Paesi Bassi dimostrano come, prendendo in considerazione soltanto le emissioni di gas climalteranti del 2022, le nove grandi aziende europee del settore dell’oil&gas analizzate (Shell, TotalEnergies, BP, Equinor, Eni, Repsol, OMV, Orlen, e Wintershall Dea) si renderebbero responsabili di 360 mila decessi prematuri entro il 2100. Le morti stimate imputabili a Eni sarebbero pari a 27 mila. La cifra complessiva delle morti stimate è stata ottenuta attraverso un modello statistico, accettato dalla comunità scientifica, che calcola i decessi che potrebbero verificarsi entro la fine di questo secolo a causa delle emissioni del 2022 delle principali aziende dell’oil&gas europee. Il calcolo è stato realizzato dagli attivisti confrontando uno scenario privo delle emissioni delle nove aziende con uno che le computa. Secondo il report di Greenpeace un numero di persone superiore al totale degli abitanti di una città grande come Firenze potrebbe dunque scomparire con un solo anno di attività delle nove compagnie dell’oil&gas europee.

RIDURRE LE EMISSIONI

Le attuali emissioni climalteranti avranno conseguenze letali per molte decadi a venire. Pertanto per Greenpeace è imperativo ridurre rapidamente tali emissioni e abbandonare completamente l’uso dei combustibili fossili. Secondo Daniele Bressler, lo studioso che ha messo a punto la metodologia su cui si basano gli approfondimenti pubblicati ieri limitare il riscaldamento globale a 2,4 gradi Celsius (percorso di emissioni ‘ottimale’ sviluppato nella sua ricerca e a sua volta alla base anche dei calcoli dello studio) potrebbe salvare 74 milioni di vite nel corso del XXI secolo rispetto allo scenario di un riscaldamento globale di 4,1 gradi Celsius usato come punto di partenza. Limitare, quindi, il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius ridurrebbe significativamente il numero di morti in eccesso legate alle variazioni di temperatura.

LE AZIONI LEGALI

Per costringere il Eni a rivedere la sua strategia industriale e a ridurre entro il 2030 le sue emissioni del 45%, rispetto ai livelli del 2020 lo scorso 9 maggio Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani hanno presentato una causa civile nei confronti di Eni. La causa è stata presentata anche contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze e contro Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., in quanto azionisti rilevanti dell’azienda.

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