Coronavirus, Niccolò: “La febbre mi faceva arrabbiare ma niente panico”

Le prime parole del diciassettenne tornato da Wuhan

People wearing protective face masks walk on a street in the rain in Hong Kong, Friday, Feb. 14, 2020. COVID-19 viral illness has sickened tens of thousands of people in China since December. (AP Photo/Vincent Yu)

MILANO – “La febbre, beh, mi faceva arrabbiare perché non avevo nessun sintomo, non sentivo nemmeno i brividi, sapevo di averla solo perché me la misuravano”. Così Niccolò, il 17enne di Grado, in provincia di Gorizia, rientrato da Wuhan, in Cina, sabato scorso, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

“La prima volta – racconta Niccolò – sono arrivato all’aeroporto di Wuhan il 3 febbraio, pensavo di tornare subito a casa, ma ai controlli mi hanno misurato la temperatura, era 37,7, mi hanno fermato alla dogana, hanno cominciato a farmi domande… sono scesi anche due medici italiani e hanno preso di nuovo la temperatura: 38,2. E mi hanno detto che non era possibile prendermi a bordo, per vari protocolli. E niente, sono rimasto in aeroporto ad aspettare. Ma ero sempre in contatto con la dottoressa Sara e l’ambasciata”.

Una lunga settimana di attesa? “Sì, sono uscito solo per tornare in aeroporto dove c’era un volo degli inglesi. Ma mi hanno preso ancora la temperatura ed era 37,4 e anche lì hanno deciso che non potevo salire. Fino all’altro giorno, quando è venuto l’aereo speciale organizzato dallo Stato italiano”.

(LaPresse)

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