Svezia, la strategia del tutto aperto non paga: finora 7mila contagi e 600 morti

Mentre buona parte dell’Europa è sotto chiave, in Svezia si continua a praticare la vita di sempre. Addirittura i bambini al di sotto dei 16 anni vanno a scuola nonostante la situazione stia diventando davvero critica

(Jonas Ekstromer/TT News Agency via AP)

STOCCOLMA – La strategia del tutto aperto non paga e nel Paese si contano già oltre 7mila contagi e 600 decessi. Solo in un giorno sono morti per Covid-19 oltre 100 persone. E non si prendono ancora le dovute precauzioni al dilagare della pandemia. Dopo le dichiarazioni del premier Stefan Löfven, che ha evidenziato la gravità con un “conteremo i morti a migliaia” si dovrebbe, e il condizionale è d’obbligo, “più agilità al governo in questa emergenza è un progetto di legge straordinario presentato dai socialdemocratici, poiché l’attuale normativa sulla gestione delle emergenze risulta insufficiente per far fronte a questa pandemia”.

La richiesta

Il governo ha chiesto che gli venga conferito “per tre mesi pur all’interno dei limiti costituzionali, il diritto di emanare norme di diritto pubblico su misure specifiche contro il Covid19″, come ad esempio la chiusura di negozi e ristoranti” pur senza venir meno ai diritti del Parlamento. E la ministra della Sanità, Lena Hallengren in una nota spiega che “la Svezia e il mondo si trovano in una situazione grave. Vediamo la necessità di essere in grado di agire rapidamente se la situazione lo richiede, per proteggere vite umane”.

Tutto aperto

Mentre buona parte dell’Europa è sotto chiave, in Svezia si continua a praticare la vita di sempre. Addirittura i bambini al di sotto dei 16 anni vanno ancora a scuola nonostante la situazione stia diventando critica e al più presto potrebbe raggiungere livelli fuori controllo. Chiuse solo le scuole superiori mentre sono stati vietati assembramenti con più di 50 persone e vietato le riunioni di oltre 50 persone, il primo ministro, Stefan Löfven ha preferito in pratica adottare la linea della ‘responsabilità civile’ di ogni cittadino. “Ognuno è responsabile del proprio benessere, dei propri vicini e della propria comunità locale – gli fa eco il ministro degli Esteri, Ann Linde. Questo si applica in una situazione normale e si applica in una situazione di crisi”.

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