Crollo Marmolada, bilancio definitivo di 11 morti: Fugatti dichiara lo stato d’emergenza

"Undici vittime, tutte identificate. Escludiamo possano esserci altre persone coinvolte nella tragedia della Marmolada".

Il crollo di un blocco di ghiaccio sulla Marmolada (Autonomous Province of Trento via AP)

CANAZEI – “Undici vittime, tutte identificate. Escludiamo possano esserci altre persone coinvolte nella tragedia della Marmolada”. Li sussurra appena i numeri della morte il colonnello Giampietro Lago, comandante dei carabinieri del Ris di Parma. In meno di 36 ore la comparazione genetica tra i resti recuperati a 2.800 metri e il Dna estratto dai familiari degli alpinisti, che domenica scorsa sono stati travolti da 300mila metri cubi di ghiaccio e roccia collassati dal massiccio, ha spazzato via anche l’ultima speranza. Filippo Bari, 27 anni di Malo, Tommaso Carollo, 48 anni di Thiene, Paolo Dani, 52 anni di Valdagno, Davide Miotti di 51 anni e la moglie 44enne Erika Campagnaro di Cittadella, Nicolò Zavatta di 22 anni di Barbarano Mossano, i fidanzati di Asolo Gianmarco Gallina e Manuela Piran, Liliana Bertoldi, 54 anni di Levico, Martin Onuda, 48 anni, e la moglie Dana Pavel di 46 anni, della Repubblica Ceca, sono “le vittime di una delle più brutte pagine della storia della montagna”, come ha sottolineato il governatore del Veneto, Luca Zaia, giunto a Canazei per partecipare alla giornata di lutto.

Bandiere a mezz’asta in tutta la val di Fassa, saracinesche abbassate, turisti che partecipano compostamente al dolore delle famiglie, sorrette da un team di ‘Psicologi per i popoli’. Nessuno alza lo sguardo verso la montagna, chiusa da giorni per motivi di sicurezza e su cui da oggi pende anche lo stato d’emergenza dichiarato dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. “Da una prima stima il fronte che è crollato presenta dimensioni di circa 80 metri di larghezza e 30 di altezza – si legge nel provvedimento -. I rifugi, le malghe e le strutture ricettive presenti in loco subiranno ingenti perdite economiche dalla chiusura del massiccio della Marmolada. Danni che potranno essere concretamente e correttamente quantificati solo superata la fase emergenziale”. Ma nessuno pensa al dopo. Oggi, a fronte delle dimissioni di un alpinista tedesco, ci sono ancora 6 feriti in ospedale di cui uno in prognosi riservata. E poi c’è il dolore, tatuato negli occhi scavati di tutti i soccorritori che da quel 3 luglio non si sono arresi alla stanchezza nemmeno un secondo. “E non ci fermeremo ancora – assicura Maurizio Dellantonio, presidente del Soccorso alpino nazionale -. Le ricerche di ulteriori resti andranno avanti almeno per due settimane. Lo dobbiamo alle famiglie”. Mamme, papà, figli e sorelle che attendono risposte e cercano un perché dal fronte giudiziario.

La prossima settimana la procura di Trento, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo pur avendo già escluso i fattori prevedibilità e imprudenza, affiderà le consulenze tecniche a ingegneri idraulici, glaciologi e geologici. Dalle perizie scientifiche gli inquirenti attendono spiegazioni sul ruolo avuto dalla stagnazione della massa d’acqua che al momento del distacco, e forse anche nei giorni precedenti, era presente sotto il ghiacciaio della Marmolada.

Di Luca Borghi

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