Ddl Zan, Parolin media: “Concordo con Draghi, lo Stato è laico. Il Vaticano non vuole lo stop della legge”

Nessuna divergenza di vedute con la Cei. "La Conferenza episcopale italiana ha fatto tutto il possibile per far presenti le obiezioni al disegno di legge. Ci sono state due dichiarazioni in proposito", sottolinea Parolin

Foto Daniele Leone / LaPresse in foto il cardinale Pietro Parolin

ROMA – Nessuna ingerenza, nessuno stop al disegno di legge Zan in arrivo da Oltretevere. Il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, attraverso un’intervista a Vatican news, interviene per delimitare il perimetro dell’intervento della Santa Sede e provare a riprendere il dialogo. “Non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale. Come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo”, precisa.

La linea del Vaticano

La “preoccupazione” del Vaticano riguarda piuttosto, spiega, “i problemi interpretativi” che potrebbero sorgere con l’approvazione di un testo che per il segretario di Stato ha “contenuti vaghi e incerti”. E “finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere”. Il concetto di discriminazione, è l’accusa, “resta di contenuto troppo vago” e questo fa sì che diventi concreto il rischio di “mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna”. Con delle conseguenze “che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo”.

Lo Stato italiano è laico

Parolin rifiuta però ogni accusa di ingerenza. “Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale”, dice riprendendo le parole pronunciate da Mario Draghi ieri in Senato, concordando “pienamente” con il presidente del Consiglio “sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano”. E’ per questo, spiega il numero due del Papa, che la Santa Sede ha scelto lo strumento della nota verbale, “che è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali”, e che – soprattutto – è un testo “scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato”.

Il Vaticano apprezza il richiamo fatto dal premier “al rispetto dei principi costituzionali e agli impegni internazionali” e a quelli fa appello. “Pacta sunt servanda – ricorda –  È su questo sfondo che con la Nota Verbale ci siamo limitati a richiamare il testo delle disposizioni principali dell’Accordo con lo Stato italiano, che potrebbero essere intaccate”, ribadisce, mettendo in evidenza il rapporto “di leale collaborazione e oserei dire di amicizia” che ha caratterizzato e caratterizza le relazioni tra le due sponde del Tevere.

La Cei

Nessuna divergenza di vedute con la Cei. “La Conferenza episcopale italiana ha fatto tutto il possibile per far presenti le obiezioni al disegno di legge. Ci sono state due dichiarazioni in proposito”, sottolinea Parolin. “Più che affossata, la legge andrebbe corretta”, aveva aperto il cardinale Gualtiero Bassetti, numero uno dei vescovi, lo scorso 16 maggio. “Non ha chiesto di bloccare la legge, ma ha suggerito delle modifiche. Così anche la Nota Verbale, si conclude con la richiesta di una diversa ‘modulazione’ del testo – rivendica il segretario di Stato – Discutere è sempre lecito”.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome