De Luca jr, fumata nera alla Camera: salta l’accordo sui vicecapogruppo

De Luca jr, fumata nera alla Camera: salta l'accordo sui vicecapogruppo
De Luca jr, fumata nera alla Camera: salta l'accordo sui vicecapogruppo

CASERTA – Cacciamo i cacicchi, niente trattative, niente accordi. La tempesta perfetta all’interno del Partito democratico promessa da Elly Schlein è durata appena qualche settimana. Dopo un po’ di slogan caduti nel vuoto, i democrat tornano alle buone vecchie abitudini e litigano per le poltrone che spettano al partito. Non fanno eccezione gli uffici di presidenza a Camera e Senato. E il cognome che ancora una volta agita le giornate della nuova segretaria del Pd è  De Luca. Stavolta si tratta di Piero, il figlio del governatore, che vorrebbe restare numero 2 del gruppo dem a Montecitorio. Sembrava fatta, dopo una trattativa che lontano da telecamere e taccuini era ben avviata. E invece è arrivato ieri un primo sgambetto a De Luca jr. Le assemblee dei gruppi, per la seconda volta sono state rinviate. Fumata nera, si riparte domattina. Ma il clima è complicato. L’accordo portato alle riunioni sugli assetti prevedeva la conferma di De Luca jr e Simona Bonafé come vicepresidenti del gruppo alla Camera e quella del franceschiniano Franco Mirabelli al Senato. Più di qualcuno, però, durante la riunione ha rispolverato il sempreverde manuale Cencelli e ha sottolineato che lo schema non rispettava gli equilibri nella composizione del gruppo che sono diversi da quelli relativi alla maggioranza e alla minoranza del partito venuta fuori tra congressi e Primarie. Un messaggio a Schlein, insomma, a non fare come le pare, come avvenuto durante le nomine nel nuovo organigramma del Partito democratico. E ora far digerire la conferma di Piero De Luca sarà impresa ardua per la segretaria dichiaratamente ‘anti cacicchi’ e anti capi bastone. E questo potrebbe aprire lo scontro con il governatore della Campania che finora non l’ha attaccata frontalmente, si è limitato a qualche battuta e niente di più. La gestione del caso De Luca è un punto molto complesso per l’avvio dell’avventura di Schlein alla guida del partito e quanto avvenuto ieri tra Montecitorio e Palazzo Madama non fa che dimostrarlo. La via di uscita potrebbe essere dare al deputato campano un altro incarico nell’ufficio di presidenza, anche se meno prestigioso. Si attende il secondo round questa mattina per evitare ulteriori sconquassi. Di sicuro per Schlein c’è un altro tema su cui il dietrofront si è reso pressoché inevitabile ed è quello delle alleanze. Dopo aver sistematicamente evitato di incrociare le agende con gli altri partiti del centrosinistra in campagna elettorale, ora si ritrova nella scomoda posizione di aver bisogno degli altri per evitare un tracollo al ballottaggio: “A noi sta di fare un lavoro serio, da questo punto di vista la mia preferenza è quella nella direzione di costruire una alternativa solida alle destre che governano, questo nei territori si è articolato in maniere diverse, ma c’è una costante: l’affidabilità del Pd. Continueremo a essere unitari sui temi, senza negare le differenze, ma puntano sull’unità delle battaglie che possiamo mettere al centro – ha detto aprendo la strada a un rinnovato dialogo con i grillini e con Azione-Iv  – Incontri elettorali insieme a Conte? Noi ci siamo, poi bisogna chiedere anche a loro. Da parte nostra c’è massima disponibilità”. E questo dopo che erano stati nella stessa città in provincia di Napoli, lo stesso giorno, senza incontrarsi. 

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