Elezioni, Prodi: “I 5 stelle riempiono vuoti di un Pd da rifondare”

Le parole dell'ex premier

Foto LaPresse - Fabio Ferrari Nella foto: Romano Prodi

ROMA – “Nelle ultime settimane sono stati i Cinque stelle a definirsi progressisti, sia pure in modo strumentale ma per i loro obiettivi molto intelligente. Per raccogliere i voti degli scontenti e dei ceti più disagiati, i Cinque stelle si sono spostati a sinistra, anche perché hanno trovato un serbatoio lasciato vuoto. E questa è una responsabilità anche del Pd. E tuttavia, anche se il Pd si è autodistrutto con i suoi conflitti interni, resta l’unico vero partito. Ma attenzione: se si va a Congresso, partendo dai nomi, vorrà dire che pure il Pd ha scelto di affidarsi ad un leader-fenomeno”. Lo ha detto Romano Prodi in un’intervista a La Stampa.

Sulle preoccupazioni da parte di Bruxelles, Berlino e Parigi espresse dopo l’esito del voto in Italia Prodi commenta: “Se l’amore per Orban si tradurrà in comportamenti ungheresi, io credo che reagiranno”. Sulla scelta degli italiani per Giorgia Meloni “È la naturale prosecuzione di una storia che dura da anni: gli italiani vanno alla ricerca del ‘fenomeno'”, afferma ancora Prodi aggiungendo che Meloni non ha stravinto perché “Forse l’ascesa è stata frenata dalle sue ascendenze politiche, alle quali mi sembra ancora abbastanza fedele”.

Su Meloni, Prodi ritiene che sia “estremamente abile. Per la capacità di cancellare ogni altra presenza e per come ha utilizzato la sua opposizione al governo Draghi. A suo favore possiamo dire che potrebbe essere la prima donna premier”. Sulla durata del prossimo governo è “presto per dirlo”, afferma ancora Prodi, spiegando che “le promesse le fanno tutti, ma puntualmente ogni governo è poi chiamato a scontrarsi con la realtà. In più il futuro governo dovrà fronteggiare non solo una difficile congiuntura economica, ma anche un problema che nel passato non esisteva: una politica estera che comprende una guerra. E i componenti della maggioranza hanno opinioni molto diverse tra loro rispetto alla guerra in Ucraina e ai suoi ‘contorni'”.

(LaPresse)

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