Foreste, la tutela è all’anno zero

Foto © LaPresse/Stefano Cavicchi

NAPOLI (Beatrice Spiga) – Gli ecosistemi forestali sono i principali serbatoi naturali terrestri di carbonio e giocano un ruolo chiave per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e, per poter continuare a svolgere questa importante funzione, devono rimanere efficienti ed essere in buona salute. Eppure siamo in forte ritardo nella pianificazione e gestione forestale sostenibile e nella valorizzazione delle filiere made in Italy. E’ quanto denuncia Legambiente nel suo ultimo report ‘La bioeconomia delle foreste’ in cui fa il punto sul patrimonio boschivo nazionale. Nonostante il nostro Paese vanti una superficie boscata pari al 36,7% del territorio nazionale e un sistema di tutela tra i più stringenti in Europa, solo il 18% delle foreste italiane è sottoposto a pianificazione (regionale o locale), mentre la certificazione forestale interessa appena il 9% dei nostri boschi. Preoccupa, inoltre, la forte dipendenza per l’approvvigionamento di legname e semilavorati dall’estero, da cui l’Italia importa oltre l’80% del suo fabbisogno: un commercio che non ha eguali in Europa, con un impatto ecologico ed emissioni in altri Paesi, e che a livello globale è al centro di traffici illegali e deforestazione.

Foreste e clima

Le foreste fungono da deposito naturale di carbonio e svolgono un’importante funzione per la stabilizzazione del clima e il surriscaldamento globale. Per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5 °C, è indispensabile un maggiore impegno da parte dei paesi più ricchi e una più rapida azione climatica per quei paesi che hanno maggiori responsabilità per l’attuale livello di emissioni climalteranti. Si stima che le foreste globali immagazzinino oltre 1.100 miliardi di tonnellate di carbonio. Per l’Italia l’assorbimento annuale è di 19 milioni di tonnellate di CO2 e su questo numero dovranno confrontarsi le previsioni della Strategia Forestale Nazionale per riflettere sulle sinergie tra mitigazione del clima, potenziamento dell’uso del legno come materiale e combustibile rinnovabile, e mantenimento della resistenza e resilienza delle foreste nei confronti degli impatti della crisi climatica.

Le foreste in Italia

L’anidride carbonica è il gas serra maggiormente responsabile dell’innalzamento globale delle temperature. La sottrazione dall’atmosfera e l’immagazzinamento dei gas ad effetto serra è una delle funzioni più importanti riconosciute alle foreste che, così, contribuiscono a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. I dati del rapporto del Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) rilevano che l’Italia si è già riscaldata di oltre 1,1 °C nel periodo 1981-2010, e otto dei dieci anni più caldi sono stati registrati dal 2011. Si prevede un marcato aumento della frequenza e della durata delle ondate di calore. In questi contesti le foreste italiane saranno costrette ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche, “muovendo” i loro areali di distribuzione e modificando la loro composizione. Si prevede, ad esempio, un’espansione degli areali delle querce mediterranee (leccio, roverella, cerro) che sono meno esigenti in termini di disponibilità idrica e più capaci di tollerare periodi siccitosi e caldi più lunghi. L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni medie annue, e allo stesso tempo la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi, interagiscono con gli effetti dei cambiamenti di uso del suolo nell’amplificare l’attuale vulnerabilità del territorio rispetto al rischio di incendi boschivi.

I rischi

La regione Mediterranea risulta particolarmente vulnerabile e sensibile ai mutamenti climatici e al verificarsi, per intensità e frequenza, di eventi naturali estremi (ondate di calore, siccità, gelate precoci e tardive). In questo contesto negli ultimi anni si sono registrate conseguenze nella diffusione di incendi, patogeni, dissesto, che hanno causato effetti significativi non solo sugli ecosistemi forestali. In un futuro ormai prossimo, l’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni aggraverà l’impatto dei lunghi periodi di siccità sulle foreste mediterranee, mettendo a rischio la loro funzionalità e salute, diminuendone la produttività e la capacità di fornire servizi ecosistemici.
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