Fucili nascosti nell’officina, arrestato il genero di Venosa

E’ stato ammanettato e portato nel carcere di S. Maria C.V. dagli agenti della Squadra mobile di Caserta. Gli investigatori riaccendono i riflettori sulla cosca di ‘o cocchiere

S. CIPRIANO D’AVERSA – Arrestato Mauro Martuscello: il 30enne è stato ammanettato dagli agenti della Squadra mobile di Caserta, coordinati dal vicequestore Dario Mongiovì. A far scattare il suo trasferimento in cella è stato il ritrovamento in un’officina di alcuni fucili detenuti illegalmente. Al momento Martuscello si trova nella casa circondariale ‘Francesco Uccella’ di S. Maria Capua Vetere e nelle prossime ore, assistito dall’avvocato Paolo Caterino, affronterà l’udienza di convalida dinanzi al Tribunale di Napoli Nord.
Martuscello è il genero di Giovanni Venosa (l’attore di Gomorra e nipote del boss Luigi ‘o cucchiere, deceduto nel 2018), ritenuto dagli inquirenti esponente del clan dei Casalesi e già condannato per estorsione.

Al 30enne (da ritenere innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) non viene contestato alcun reato connesso alla criminalità organizzata, ma solo la detenzione illegale e la ricettazione dei fucili. L’operazione eseguita nelle ultime ore dai poliziotti di Caserta che ha portato alla sua cattura va ad inserirsi in un’azione investigativa più ampia, tesa a ‘ripulire’ il territorio da armi, detenute senza permesso, che potrebbero, direttamente o indirettamente anche finire nelle mani delle cosche ancora attive in provincia di Caserta. Perché nonostante i numerosi arresti eseguiti da poliziotti, carabinieri e finanzieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, le varie fazioni del clan dei Casalesi continuano a fare business in Terra di Lavoro. E tra queste ci sarebbe anche quella dei Venosa. Con la cosca Schiavone indebolita dai pentimenti di due dei figli del capoclan Francesco Sandokan (anche se la prossima scarcerazione di Emanuele Libero rischierà di darle una nuova scossa) e con i Bidognetti quasi azzerati dall’operazione che nel 2022 ha fatto scattare oltre 30 misure cautelari (e ha determinato pure il via alla collaborazione con la giustizia di Vincenzo D’Angelo, genero di Cicciotto ‘e mezzanotte, e di Antonio Lanza, ex capozona a Lusciano e Frignano), si sono creati ampi spazi criminali che i Venosa, ora, potrebbero sfruttare. Anche chi a San Cipriano d’Aversa avrebbe potuto ostacolare la loro eventuale ascesa, ci riferiamo a Oreste Reccia e ad Emilio Martinelli, da mesi è ‘fuori gioco’ (entrambi sono stati arrestati). Discorso a parte va fatto per gli Zagaria di Casapesenna: i loro affari si intrecciano ormai quasi esclusivamente l’alta imprenditoria e guardano oltre Caserta, non disdegnando di investire nell’area di Napoli Nord e anche all’estero.

Logicamente rispetto allo scorso decennio, ciò che è rimasto del clan dei Casalesi, facendo un’analisi complessiva, si muove con un profilo molto più basso: tende ad evitare azioni violente e ai colpi di pistola preferisce la corruzione, ma sul territorio c’è chi ancora taglieggia negozianti e imprenditori, chi organizza truffe (e quella sfruttando gli autonoleggio è una delle nuove frontiere) e spaccia droga. E anche se lo fa evitando conflitti, in silenzio, per la nuova generazioni di mafiosi, avere delle armi a disposizione è sempre necessario. Da qui l’impegno della Mobile a non permettere che si formi alcun tipo di arsenale che un giorno possa ricadere nelle loro mani.

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