Genova e l’Italia ricordano Faber: 20 anni senza De Andrè

Vent'anni fa moriva il cantante genovese

Milano – L’Italia intera ricorda Fabrizio De Andrè nel ventesimo anniversario della sua morte. Ma il luogo in cui si concentrano tutto l’amore, la commozione e la musica, è la sua Genova. Una giornata di festa a Palazzo Ducale, dove la moglie Dori Ghezzi, il figlio Cristiano, e poi Neri Marcorè, Fabio Fazio, Gino Paoli e tanti altri hanno portato il loro volto di Faber. Già, perchè il cantautore dei carruggi di volti ne aveva tanti. Rivoluzionario, poeta, anima fragile e carisma dirompente.

In tanti sono rimasti in coda per ore per poter entrare a Palazzo Ducale a ascoltare storie e ricordi, ma soprattutto per omaggiare quell’artista che ha già accompagnato intere generazioni, e che non smette e non smetterà di farlo. Ancora attuale, ancora amato, anche dai più giovani che riescono a trovare nelle sue parole ancora un appiglio e un richiamo al mondo di oggi. La commozione di Dori e Cristiano per la mancanza si mescolano alla ancora forte presenza di Faber nei luoghi della sua vita e nel cuore dei suoi ascoltatori.

Vent’anni fa moriva il cantante genovese

E fra quei cuori ce ne sono tanti anche fra gli esponenti della vita politica del Paese. A lui hanno voluto dedicare un ricordo i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, citando uno l’insegnamento della “importanza di andare in direzione ostinata e contraria (anche quando sembra sbagliato o impossibile)” e l’altro le parole di ‘Il pescatore’. E poi ancora Gentiloni, Toti e tanti altri.

Il ricordo non è stato affidato solo alle parole, ma anche la proiezione dei filmati di Rai Teche curata da Vincenzo Mollica e poi musica, tanta musica. I genovesi hanno cantato le loro canzoni del cuore di De Andrè, mentre, proprio nel giorno del ventennale della scomparsa, il cantautore siciliano Colapesce ha deciso di reinterpretare ‘Canzone dell’amore perduto’.

“Le canzoni di Fabrizio, questa canzone di Fabrizio – racconta Colapesce -, fanno parte del nostro patrimonio genetico collettivo, sono di tutti, si riflettono nella vita di tutti. Parlano a tutti. E noi che le eseguiamo, quando le eseguiamo, diventiamo dei tramiti. Per cui sì, mi scuso con i fan, la famiglia, e tutti, io odio chi fa le cover di De André. E da oggi odio un po’ anche me stesso. Ma in realtà sono felice di averlo fatto e di averlo fatto ora”. L’ultimo omaggio della giornata è stato quello di Neri Marcorè e Morgan che, fra cori e applausi, hanno cantato ‘Un giudice’ e ‘Il Pescatore’.

Chiara Troiano (LaPresse)

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