Guerra Hamas-Israele, 100 giorni di conflitto: la tregua è ancora lontana

Il conflitto scoppiato dopo gli attacchi del 7 ottobre

Oggi sono 100 giorni che Israele e Hamas sono in guerra. Il conflitto è il più lungo e letale tra Tel Aviv e i palestinesi dalla fondazione di Israele nel 1948, e i combattimenti non mostrano segni di fine. Israele ha dichiarato guerra in risposta all’attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre, in cui il gruppo militante islamico ha ucciso circa 1200 persone, per lo più civili, e ne ha prese in ostaggio altre 250. È stato l’attacco più mortale nella storia di Israele e per gli ebrei dai tempi dell’Olocausto. Oggi segna anche 100 giorni di prigionia per le 132 persone che si trovano ancora nelle mani di Hamas, mentre decine di donne, bambini e stranieri sono stati rilasciati durante il cessate il fuoco di una settimana a novembre. Una manifestazione di 24 ore per gli ostaggi è stata organizzata a Tel Aviv sabato e un’altra domenica sulla Jerusalem Promenade, ed eventi simili sono previsti in tutto il mondo, da Londra a New York e Parigi.

Israele ha risposto ad Hamas con settimane di intensi attacchi aerei a Gaza, prima di espandere l’operazione con un’offensiva di terra. Afferma che il suo obiettivo è schiacciare il gruppo di miliziani e ottenere il rilascio degli ostaggi e che la guerra si estenderà per tutto il 2024. L’attacco del 7 ottobre ha colto di sorpresa Israele e inferto un duro colpo alla fiducia della nazione nei suoi leader.

Mentre i responsabili della sicurezza hanno segnalato che si dimetteranno dopo la guerra, il premier Benjamin Netanyahu rimane saldamente trincerato. Nonostante un forte calo nel suo indice di gradimento, ha resistito alle richieste di scusarsi, di dimettersi o di indagare sui fallimenti del suo governo. Secondo Netanyahu, che ha guidato il Paese per quasi tutti gli ultimi 15 anni, ci sarà tempo per le indagini dopo la guerra.

A Gaza le condizioni già prima del 7 ottobre erano difficili, per il blocco imposto da Israele in seguito alla presa del potere da parte di Hamas nel 2007. Le autorità sanitarie della Striscia affermano che il bilancio è di quasi 24mila morti in tre mesi, oltre l’1% della popolazione. Altre migliaia di persone risultano disperse o gravemente ferite. Oltre l’80% della popolazione è sfollata e in decine di migliaia sono stipati in tendopoli nel sud di Gaza, sotto il fuoco israeliano. Le Nazioni Unite stimano che circa un quarto della popolazione stia morendo di fame, solo 15 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente operativi.

La guerra si è diffusa in Medioriente, minacciando di degenerare in un conflitto più ampio che contrappone un’alleanza guidata dagli Stati Uniti ai gruppi sostenuti dall’Iran. Quasi immediatamente dopo l’attacco di Hamas, i militanti di Hezbollah sostenuti da Teheran in Libano hanno iniziato a colpire Israele, innescando ritorsioni di Tel Aviv. Gli scontri tra Israele e Hezbollah non sono sfociati in una guerra vera e propria, ma ci si è avvicinati pericolosamente, più recentemente dopo un raid aereo il 2 gennaio attribuito a Israele che ha ucciso un alto funzionario di Hamas a Beirut. I ribelli Houthi sostenuti dall’Iran in Yemen hanno invece effettuato una serie di attacchi contro navi mercantili civili nel Mar Rosso. Gli Stati Uniti hanno inviato navi da guerra nel Mediterraneo e nel Mar Rosso e colpito con le forze armate britanniche obiettivi Houthi in Yemen, che hanno promesso di reagire, aumentando la prospettiva di un conflitto ancora più ampio. Nel frattempo, le milizie appoggiate dall’Iran hanno attaccato le forze statunitensi in Iraq e Siria.

Durante tutto il suo mandato, Netanyahu ha ripetutamente tentato di mettere da parte la questione palestinese e liquidato l’Autorità palestinese riconosciuta a livello internazionale come debole o irrilevante. Ha invece cercato di normalizzare le relazioni con altri paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita, nella speranza di isolare i palestinesi e di spingerli ad accettare un accordo non all’altezza delle loro aspirazioni di indipendenza. L’attacco di Hamas e l’impennata di violenza in Cisgiordania hanno riportato la questione di uno Stato palestinese al centro della scena mondiale, inducendo il segretario di Stato Usa Blinken a quattro visite nella regione e portando a un caso di genocidio contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Al momento non c’è però un percorso chiaro su quando finiranno i combattimenti o cosa seguirà.

Israele sostiene che Hamas non può svolgere alcun ruolo nel futuro di Gaza, Hamas dice che è un’illusione. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale vogliono un’Autorità palestinese rivitalizzata per governare Gaza e si muovono verso una soluzione a due Stati, Israele si oppone e vuole mantenere una presenza militare a lungo termine nella Strscia. La ricostruzione richiederà anni e non è chiaro chi pagherà, e dove rimarranno i palestinesi durante questo lungo processo.

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