I soldi pubblici agli editori ricchi e il bavaglio alle cooperative

Hanno yacht e case sparse per tutto il mondo ma i loro giornali, stranamente, proclamano stati di crisi in continuazione e mandano a casa i giornalisti

Foto LaPresse - Marco Alpozzi26-09-2014 Torino, ItaliaCronacaUna due giorni di conferenze stampa a Roma e Milano per presentare le nuove partnership dell'agenzia stampa LaPresse con Reuters, Efe, Xinhua e Pa. All'annuncio dato dal presidente Marco Durante e dal direttore Antonio Di Rosa hanno risposto i maggiori quotidiani italiani. Da Ansa a La Stampa, da Repubblica al Corriere della Sera, al Sole 24 Ore ecco cosa dicono di noi.Photo LaPresse - Marco AlpozziSeptember 26, 2014 Torino, ItalyNewsLaPresse goes global with Reuters, Xinhua, EFE and PAWider coverage and diffusion, greater international visibility and added value are the contents of the agreement the multimedia agency LaPresse offers its four exceptional partners: Reuters, Xinhua, EFE and PA.

L’informazione ai tempi dei 5 Stelle: fiumi di denaro ai giornali dei grandi gruppi imprenditoriali e condanna a morte senza appello per le testate libere. Per capire come vanno oggi le cose basta guardare la faraonica campagna pubblicitaria lanciata negli ultimi giorni su alcuni quotidiani per i 170 anni della Cassa Depositi e Prestiti.

Non gliene frega niente a nessuno, eppure il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che detiene l’82,77% delle azioni di Cdp, ha pensato bene di spendere una vagonata di soldi per informarci di questa cosa qui. Quattrini che, attraverso le inserzioni pubblicitarie, vanno a chi di soldi ne ha fin troppi. Miliardari come De Benedetti e Caltagirone, per intenderci.

Editori con yacht e case sparse per tutto il mondo ma i cui giornali, stranamente, proclamano stati di crisi in continuazione e mandano a casa i giornalisti con i prepensionamenti finanziati attraverso il fondo per il pluralismo. E’ il solito vecchio adagio: i soldi vanno dove ci sono altri soldi.

Lo abbiamo visto con De Benedetti, che ottenne prestiti milionari dal Monte dei Paschi di Siena. Poi l’amico premier Matteo Renzi, con cui l’ingegnere faceva colazione a palazzo Chigi, pensò bene di coprire il buco coi soldi delle nostre tasse.

Naturalmente sono stati tagliati fuori dalla campagna pubblicitaria della Cassa Depositi e Prestiti i piccoli quotidiani editi da cooperative di giornalisti. Quelli che fanno perdere copie alle testate dei miliardari di cui sopra. Quelli che raccontano l’Italia vera, l’Italia che politici incompetenti e voltagabbana vorrebbero zittire.

Giornali che, è il caso di Cronache, proprio per queste ragioni stanno così antipatici ai vari De Benedetti, Saviano (quello che ha copiato i nostri articoli, editorialista di punta del gruppo Gedi/Repubblica/l’Espresso, alla guida del quale De Benedetti ha piazzato i suoi figli) e Berlusconi (anche la Mondadori, al vertice della quale il Cav ha sistemato la figlia Marina, è stata condannata per il plagio in Gomorra).
Non è la prima volta che il governo a trazione grillina premia i soliti paperoni. Lo scorso marzo fu l’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio a elargire soldi pubblici ai soliti noti. Una imponente campagna pubblicitaria per annunciare agli italiani Reddito di Cittadinanza e Quota 100.

Come se i soldi per Reddito, pensioni e pubblicità ce li mettessero Di Maio, Beppe Grillo e Casaleggio e non gli sventurati cittadini italiani. ‘Stranamente’ non spendono altri soldi (nostri) per farci sapere che quel denaro destinato ai poveri e ai disoccupati finisce molto spesso nelle tasche di finti poveri che guadagnano in nero (parcheggiatori abusivi e spacciatori, tra gli altri), mentre i poveri veri, quelli che hanno un lavoro precario e uno stipendio da fame, si attaccano al tram. A raccontare questo ci pensiamo noi, fino a quando potremo farlo.

E sì, perché come se non bastasse, tanto per essere sicuri di portare a termine la missione, i grillini hanno pianificato l’assassinio dei piccoli giornali liberi in tre anni, con la cancellazione del fondo per il pluralismo dell’informazione. Neanche il tempo di pianificare una strategia d’emergenza. Subito licenziamenti e liquidazione delle aziende. Un altro favore agli editori impuri. La politica cambia pelle ma la storia è sempre la stessa: tolgono ai poveri per dare ai ricchi.

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