Il nuovo Rasputin

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

“Le élite europee sono orientate verso il liberalismo ideologico”. Questa la sintesi di quanto afferma Aleksandr Dugin, l’intellettuale e filosofo che, come un novello Rasputin, influenza l’idea geopolitica di Vladimir Putin e di tutto il mainstream al potere in Russia. Dietro ogni paranoia, ogni idea che viene ossessivamente perseguita, sulla base di pensieri indefettibili, purgati da ogni dubbio e da ogni riflessione, si nasconde un’idea guida. Oggi scopriamo che questa “idea”, gravida della violenza del fideismo ideologico, è alla base delle decisioni prese dal ras che governa il Cremlino. Basta leggere l’intervista che Dugin ha reso ad un giornale per comprendere quanto sia grande il pericolo che corre l’Occidente innanzi alle scelte di politica estera cui Putin si sta facendo portatore in questi giorni. Eccone uno stralcio significativo: “Oggi l’Europa occidentale sta nella trappola della modernità e della postmodernità. Il progetto della ‘modernizzazione liberale’ va verso la liberazione dell’individuo da tutti i vincoli con la società, con la tradizione spirituale, con la famiglia, con l’umanesimo stesso. Questo liberalismo libera l’individuo da ogni vincolo. Lo libera anche dal suo gender e un giorno anche dalla sua natura umana”.

Insomma per Dugin-Rasputin, le società liberali, le “big society”, aperte alla tolleranza ed al rispetto di tutte le idee, sarebbero dei crogioli entro i quali il relativismo etico e la libertà senza freni starebbero creando un nuovo umanesimo privo di riferimenti morali accettabili e di stili di vita condivisibili per l’umanità stessa, la quale, così facendo, rischia di scomparire perdendo le connotazioni che fino ad oggi l’hanno caratterizzata. Se ne deduce che, se questa è l’idea che guida Putin, siamo di fronte ad un più vasto disegno che spinge Mosca ad annettersi, per ora, le regioni ucraine del Donbas (oltre alla già “conquistata” Crimea). Poi, in un non troppo lontano futuro, chissà. Un disegno che dovrebbe creare una modificazione degli assetti territoriali al punto tale da creare un spazio di interposizione tra la corruzione dei costumi occidentali e la deriva morale che vive l’Europa ed il continente russo con i suoi valori e le sue modalità di vita. Insomma, archiviato il comunismo, come forma di differenziazione dei modelli sociali, un’altra ideologia totalizzante dovrebbe differenziare l’est dall’ovest Europa.

Un progetto di vasta portata che non può accontentarsi di qualche lingua di terreno per raggiungere i suoi scopi. Una forza interiore che può determinare azioni e decisioni tali da mettere in pericolo l’intero continente libero e liberale. Così come ad oriente la Cina si è inventata un modello sociale costituito dal capital comunismo, ovvero libertà solo economiche ma nessun diritto civile e politico per i cittadini, anche la Russia si appresta a fare altrettanto. Se le idee che muovono l’establishment del Cremlino sono quelle esposte da questo nuovo filosofo anti moderno ed anti liberale, non è difficile che a Mosca si inventino un nuovo ibrido, una nuova chimera politica ed economica, che attinga dal libero mercato le fonti della ricchezza, e dal centralismo tirannico e liberticida delle nomenclature la parte di direzione politica della società. Saremmo innanzi ad un nuovo tentativo di “terza via” tra capitalismo e comunismo con la quale si separano la sfera delle libertà economiche e del mercato da quella dei diritti civili e delle istituzioni democratiche. Un liberismo in economia ed un socialismo reale in politica.

Così facendo non avremo più il fantasma del comunismo in Europa ma quello di una nuova ideologia mutuata da principi, peraltro inconciliabili, mutuati dalle due correnti di pensiero che si sono fronteggiate nel secolo scorso in Europa. Il tentativo russo appare ancora più pericoloso di quello cinese. Quest’ultimo, infatti, intende conquistare il mondo economico e finanziario facendo incetta dei mercati internazionali, quello russo è alimentato da un’ideologia anti moderna, dalla forza di un’ortodossia civile e religiosa che dovrebbe distinguere ed elevare un intero popolo alla pratica di virtù morali ed etiche superiori. Una sorta di progetto che differenzi l’umanità decadente nata dal relativismo etico e dalla tolleranza delle società liberali, da quello che si tiene saldo sulle proprie radici ideologiche e le protegge anche con l’uso della forza e della conquista territoriale. Non siamo al determinismo di una razza superiore teorizzata dal nazionalsocialismo tedesco di Hitler, ma non ne saremmo molto distanti se quella filosofia prima esistenziale e poi politica trovasse gli interpreti determinati a portarla avanti anche con l’uso delle bombe. Quanto sia folle l’idea di poter prendere dal liberalismo solo la libertà di intraprendere e di commerciare negando tutte le altre alla comunità governata, è nella concretezza delle cose. Ma il mondo ci ha abituati a molte follie.

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