Il papa in Africa tra i malati di Aids: “Combattere questa piaga non è impossibile”

Il messaggio del pontefice in visita in Mozambico

Foto Filippo Monteforte / AFP in foto Papa Francesco

ROMA – Il Mozambico è un Paese giovane, ma fragile. Un terzo della popolazione è fatto di adolescenti, categoria ad alto rischio di contrarre l’Hiv, e nel Paese la prevalenza è tra le più alte al mondo. Però, anche qui, combattere l’Aids non è impossibile.

Il messaggio di papa Francesco

Lo hanno capito i medici del centro Dream, ospitati nell’Ospedale di Zimpeto, che questa mattina hanno ricevuto la visita di Papa Francesco. Per un giorno, i riflettori del Pianeta sono stati puntati su una realtà quasi sconosciuta, alla periferia di Maputo. Loro sì, dice Bergoglio, sono stati capaci di ascoltare “quel grido silenzioso, quasi impercettibile, di tante donne, di tante persone che vivevano nella vergogna, emarginate, giudicate da tutti”. Il centro ‘Dream’, avviato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio, si prende cura delle persone affette da Aids/Hiv, ma negli anni il ha aperto le porte anche ai malati di cancro, di tubercolosi e a persone malnutrite.

Il papa cita la parabola del buon samaritano

Una visita privata a pazienti e operatori e un saluto prima della messa nello stadio, che arriva dritto ai cuori. Il Papa cita – occasione perfetta – la parabola del Buon Samaritano: “Tutti quelli che sono passati da qui, tutti coloro che arrivano presi dalla disperazione e dall’angoscia somigliano a quell’uomo abbandonato al bordo della strada. E voi, qui, non siete passati a distanza, non avete proseguito per la vostra strada come avevano fatto altri. Questo Centro ci mostra che c’è stato chi si è fermato e ha sentito compassione, chi non ha ceduto alla tentazione di dire ‘non c’è niente da fare’, ‘è impossibile combattere questa piaga’ e si è dato da fare con coraggio per cercare delle soluzioni”.

Combattere l’Aids è possibile

Come già ha fatto nel Messaggio per la II Giornata mondiale dei poveri, il 18 novembre 2018, Francesco chiede cure che non siano semplice ‘assistenza’: “Non è un atto di delega ciò di cui i poveri hanno bisogno, ma il coinvolgimento personale di quanti ascoltano il loro grido”. Non meno importante dell’assistenza pratica è quella spirituale, un’“attenzione d’amore che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene”.

(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)

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