Intesa SanPaolo, Messina: “Nessun risiko banche”. Si accelera sull’ Utp

La banca intende continuare ad accelerare sulla pulizia del bilancio, pur non risparmiando qualche critica all'intransigenza della vigilanza Bce

Foto LaPresse - Belen Sivori

MILANO – Intesa Sanpaolo si tira fuori dal ‘risiko’ delle banche europee. Mentre in Germania i due ‘big’ bancari Deutsche Bank e Commerzbank lavorano a un’ipotesi di fusione e, secondo indiscrezioni, alla porta per la seconda ci sarebbe Unicredit se l’operazione non andasse in porto, il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina assicura che Ca’ de Sass non prenderà parte al “processo di consolidamento europeo”. Perché ne ricaverebbe “sinergie molto limitate”.

Nessun processo di consolidamento europeo per Intesa San Paolo

In effetti, all’istituto di credito italiano un’alleanza transfrontaliera potrebbe portare più problemi che benefici, visti gli attuali requisiti patrimoniali tra i migliori in Europa.

L’obiettivo è la pulizia del bilancio

Inoltre Messina, che parla al Financial Times, sottolinea che la banca intende continuare ad accelerare sulla pulizia del bilancio, pur non risparmiando qualche critica all’intransigenza della vigilanza Bce sulla gestione delle sofferenze. Secondo il capo azienda alzare di molto l’asticella sugli Npl “è stato un incredibile errore” negli ultimi anni, “anche dal punto di vista sociale”, in quanto ha pesato sul credito e ha avuto conseguenze sulla crescita.

Smaltimento delle inadempienze probabili

Messina conferma che la banca sta trattando con Prelios per uno smaltimento più rapido del portafoglio di ‘Utp’, le inadempienza probabili. Il quotidiano della City sottolinea che un eventuale accordo in tal senso potrebbe dare ulteriore slancio al mercato degli Npl in Italia. Infatti, la metà delle esposizioni deteriorate di Intesa Sanpaolo a fine 2017 (25,5 miliardi di euro) era rappresentata da Utp.

La crisi dell’Ue

Messina torna anche sulla gestione delle crisi da parte dell’Ue. Per il top manager il veto del 2014 della Commissione europea all’uso del Fitd sul caso Tercas, stigmatizzato di recente dalla Corte Ue, “è stato il punto di partenza di un incubo in termini di gestione di una situazione di crisi”. Da allora, infatti, sono state cercate soluzioni per salvare ben 10 banche, con famiglie costrette a subire pesanti perdite. Messina sostiene che ora la Ue “deve accettare i rimborsi” ai risparmiatori rimasti coinvolti nelle crisi bancarie, per cui il governo ha stanziato 1,5 miliardi di euro di risorse.

(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome