L’intesa sulle trivelle fa tremare il governo

ROMA– Le trivelle sono l’ultimo ‘no’ che la Lega intende accettare dai 5Stelle. Il governo supera anche la grana delle estrazioni nel mar Ionio, su cui il ministro Sergio Costa aveva minacciato le dimissioni, ma non resta indenne.

L’accordo raggiunto nella notte, dopo una lunga conference call tra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, apre una crepa enorme nel governo giallo-verde. Mai come questa volta si è arrivati a un punto critico: complici anche i prossimi appuntamenti elettorali (Regionali e Europee), i due soci non intendono più accettare compromessi.


Dalla Lega il messaggio risuona forte e chiaro

Serve un cambio di ideologia politica, altrimenti non si va da nessuna parte. L’irritazione dei lumbard trapelata dopo l’intesa, è l’irritazione del leader che comincia a mal digerire il partito dei ‘no’. E se fino a oggi il titolare dell’Interno ha sempre difeso il contratto e soprattutto accettato le spigolature del mondo pentastellato, ora è il momento di dire basta. La tenuta del governo è a rischio e non si tratta dell’uno o dell’altro ministro, questi sono “dettagli”. Sul piatto non c’è neppure un eventuale rimpasto riparatore. La grana ha cambiato pelle ed è salita fino ai piani alti di palazzo Chigi.


I cinquestelle però rispondono picche

La Lega, si sfogano diversi parlamentari, ha sempre cercato un compromesso.Anche sulle trivelle si è scongiurato lo stop, salvando così posti di lavoro e garantendo continuità di estrazione e rinnovo concessioni in proroga (non al prezzo troppo salato preteso dai 5Stelle). A questo punto, si ragiona in via Bellerio, serve un cambio di passo, perché la politica dei ‘no’ non fa bene al Paese. Salvini lo dice chiaramente, annunciando che da oggi comincerà a puntare i piedi: “Cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito. L’unico No è agli sbarchi”.

Sulle battaglie che hanno contraddistinto il Movimento, a partire dalla Tav – avvertono – non si possono fare passi indietro. Poco conta che Salvini abbia annunciato la sua visita a Chiomonte, tra gli stessi imprenditori che da mesi chiedono un confronto con Conte-Toninelli-Di Maio.

Il leader del Carroccio non molla e ribadisce: “Per me la Tav si deve assolutamente fare perché costa meno farla che non farla“. Due posizioni in contrasto tra loro che potrebbero trasformare dei punti critici tra i due firmatari del contratto di governo in bombe ad orologeria.

Oltre alla Tav, anche sulle Autonomie di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia si potrebbe aprire un duro braccio di ferro. E su questo la Lega potrebbe anche far saltare il banco. (LaPresse)

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