Iran: giustiziato un manifestante per “inimicizia contro Dio”

Proteste in Iran (AP Photo/Middle East Images)

TEHERAN – Giustiziato un manifestante per “inimicizia contro Dio”. Si chiamava Mohsen Shekari ed aveva partecipato alla rivolta del 25 settembre bloccando una strada di Teheran e ferendo con un coltello un membro delle forze paramilitari Basiy. L’udienza si è tenuta lo scorso 10 novembre. Shekari sarebbe stato impiccato questa mattina.

La rivolta

Secondo i leader iraniani quelle verificatesi nel Paese “sono rivolte istigate dai nemici stranieri del Paese”, dando luogo pertanto alle forze di sicurezza di “affrontarle con decisione”. Secondo l’agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani Hrana, sarebbero almeno 475 i manifestanti uccisi durante le proteste e 18.240 gli arrestati dalle forze di polizia, 61, invece, i membri del personale di sicurezza che hanno perso la vita.

La condanna

Badri Hossein Khamenei, sorella della Guida suprema Ali Khamenei, ha scritto in una lettera che “il popolo iraniano merita libertà e prosperità, e la sua rivolta è legittima e necessaria per realizzare i suoi diritti”. “Spero di vedere presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia che governa l’Iran. Che la giusta lotta del popolo per raggiungere la libertà e la democrazia si realizzi il prima possibile. Nel nome di Dio perdere un figlio ed essere lontano da tuo figlio è una grande tristezza per ogni madre. Molte madri sono rimaste in lutto negli ultimi quattro decenni. Penso che sia opportuno ora dichiarare che mi oppongo alle azioni di mio fratello ed esprimo la mia simpatia per tutte le madri che piangono i crimini del regime della Repubblica islamica, dai tempi di Khomeini all’attuale era del despotico califfato di Ali Khamenei.

Contro i crimini del sistema

Badri Hossein Khamenei ha poi aggiunto che “l’opposizione e la lotta della nostra famiglia contro questo sistema criminale – ha detto – sono iniziate pochi mesi dopo la rivoluzione. I crimini di questo sistema, la soppressione di qualsiasi voce dissenziente, l’imprigionamento dei giovani più istruiti e ispirati di questa terra, le punizioni più severe e le esecuzioni su larga scala iniziarono fin da subito. Come tutte le madri in lutto iraniane, sono anche triste per il fatto di esser lontana da mia figlia. Quando arrestano mia figlia con violenza, è chiaro che applicano migliaia di volte più violenza ad altri ragazzi e ragazze oppressi che sono sottoposti a crudeltà disumana”. 

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