Sanità, in Italia adolescenti a rischio Epatite C

Nei giovani avviene soprattutto per trasmissione materno-fetale. L'infezione colpisce infatti migliaia di adolescenti. Lo ricorda, in vista del World Hepatitis Day di domani, Giuseppe Indolfi, esperto dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze

Foto LaPresse - Stefano Porta

FIRENZE – I giovani a rischio Epatite C. Una malattia che non colpisce solo la fascia adulta, ma interessa anche quella adolescenziale. Lo ricorda, in vista del World Hepatitis Day di domani, Giuseppe Indolfi, esperto dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. “In questo caso la principale modalità di trasmissione dell’infezione è quella materno-fetale – spiega l’esperto – Nel mondo si pensa che siano 4 milioni le persone sotto i 15 anni infette, mentre in Italia ogni anno ci sono circa 1000 parti da donne che hanno l’infezione, da qui la stima, anche se anche in questa fascia c’è una percentuale di pazienti ‘sommersi'”.

In arrivo i superfarmaci

Come nel resto del mondo, anche nel nostro Paese non è solo la fascia adulta ad essere colpita dal virus dell’epatite C. L’infezione colpisce infatti migliaia di adolescenti. Anche per questi pazienti, di cui il 3% sviluppa conseguenze gravi della malattia, dalla cirrosi alla fibrosi del fegato, sono disponibili da luglio 2017 i nuovi superfarmaci, spiega Indolfi, che negli adulti hanno rivoluzionato il corso della malattia.

Trattamento ‘gratuito’ al costo di 1 euro

In Italia 200 dosi della combinazione sofosbuvir e ledipasvir, distribuite a 19 centri specializzati, sono arrivate dallo scorso aprile grazie al fruttuoso dialogo tra Aifa, Società Italiana di Pediatria e la Gilead che ha deciso di fornire il trattamento a titolo praticamente gratuito con un costo simbolico di 1 euro. Prima dell’arrivo delle nuove terapie avevamo solo interferone peghilato e ribavirina, farmaci con gravi effetti collaterali sulla crescita. Nel bambino le nuove terapie hanno un’efficacia pari agli adulti e sono ben tollerate. E’ importante curare in questa fascia d’età perché l’adolescente ha davanti 60 anni di vita, in cui oltre ad avere gli effetti dell’infezione può anche trasmetterla”.

L’iniziativa

“Il tutto nasce – spiega il general manager di Gilead Italia Valentino Confalone – dall’impegno per raggiungere l’eliminazione dell’epatite C entro il 2030 indicato dall’Oms.
Gli adolescenti – spiega – fanno parte di quelle categorie definite ‘fragili’ su cui c’è bisogno di un impegno particolare per raggiungere l’obiettivo”.

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