La demonizzazione dei contribuenti e l’impunità di chi spreca i nostri soldi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Ci risiamo: manovra di bilancio e l’ennesima giustificazione ai nuovi balzelli buona per tutte le stagioni, ovviamente l’evasione fiscale. In buona sostanza come mischiare le pere con le mele. Sia chiaro, evadere le tasse è un reato odioso e nessuno dice il contrario. Pertanto bene il carcere agli evasori, dieci o vent’anni, oppure l’ergastolo se non è possibile la ghigliottina. Purtroppo, però, non risolveremo il problema. Uno Stato che spreca senza alcun ritegno i soldi dei contribuenti da una parte e dall’altra il contribuente che cerca di farsi fregare meno soldi possibile: è questo il nocciolo della questione. Perché il patto tra cittadino e chi lo governa è il seguente: io pago le tasse, tu mi fornisci servizi proporzionati all’imposizione fiscale, ma soprattutto spendi i miei soldi con la diligenza del buon padre di famiglia. Bene: se per un evasore fiscale va usata la ghigliottina, perché per chi ha speso 201 milioni di euro per la vela di Calatrava a Roma (che doveva essere uno stadio del nuoto da utilizzare per i mondiali del 2009, poi rimasto incompiuto) a fronte di un progetto iniziale di 60 milioni (poi sono diventati 627 per completarlo) non si dovrebbe usare lo stesso sistema? C’è chi si è messo in tasca centinaia e centinaia di milioni di euro, che poi non ha restituito, con il Monte di Paschi di Siena ed il contribuente ha risolto la cosa prestando all’istituto senese 4 miliardi di euro. Matteo Renzi paga un aereo 150 milioni di euro con i nostri soldi, il valore di mercato dello stesso è pari a 25 milioni (lo hanno detto, il 26 luglio 2018, l’allora vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e l’allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, e si spera che le parole di due membri del governo valgano ancora qualcosa per chi si prende la briga di rivolgersi alle fonti ufficiali). Potremmo andare avanti con le centinaia di strutture destinate alla sanità pubblica che hanno visto l’inizio dei lavori, ma non sono mai state ultimate né tanto meno utilizzate; con le centinaia di strade bloccate a metà della loro costruzione eccetera eccetera… Non si trova traccia dell’enunciata diligenza del buon padre di famiglia in tutto ciò, ma quel che più interessa è il fatto che è venuta meno la fiducia di chi paga in chi poi gestisce le risorse. E se il primo i soldi se li guadagna, il secondo è chiamato solo a spenderli. Invece il paradosso. La politica annuncia controlli serrati per assicurarsi che il contribuente paghi le tasse e sanzioni durissime se non lo fa. Non una parola sulla necessità di un sistema di monitoraggio dell’utilizzo di quei soldi. Né sull’inasprimento delle pene per chi li usa per realizzare monumenti allo spreco. Un’ultima notazione, tutt’altro che secondaria. Come mai non si conoscono mai i nomi di chi getta i nostri soldi dalla finestra? Anche in questo caso, è cambiato ben poco con il Movimento 5 Stelle, i cui notabili un tempo non perdevano occasione per rimarcare il fatto di essere semplici “cittadini”, “portavoci” degli elettori. Eccoli dall’altra parte della barricata: adesso è il cittadino quello da tenere sotto stretta osservazione. Quello che deve riferire e documentare ogni transazione. Quello da mandare in galera per poi buttare via la chiave quando sbaglia. La più fitta coltre di nebbia continua invece ad avvolgere le azioni di chi, in nome e per conto dello Stato, anche negli anni precedenti alla “rivoluzione grillina” ha imbrogliato o ha buttato via i nostri soldi per incapacità. Ci dicevano di voler aprire i palazzi del potere come scatolette di tonno. Adesso danno l’impressione di volerlo fare solo con le case e con le aziende degli italiani.

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