“La violenza si batte con le regole”

Il consigliere federale Pietro Lo Monaco: “Repressione e carcere per salvare il calcio. Basta chiacchiere, rimbocchiamoci le maniche. Aderisco a Ogni benedetta domenica”

Foto Cafaro/LaPresse 20 Ottobre 2018 Pagani, Italia sport calcio Paganese vs Catania - Campionato di calcio Serie C, Girone C 2018/2019 - stadio Marcello Torre. Nella foto: Pietro Lo Monaco, Amministratore Delegato Catania. Photo Cafaro/LaPresse October 20, 2018 Pagani, Italy sport soccer Paganese vs Catania - Italian Football Championship League C, Group C 2018/2019 - Marcello Torre stadium. In the pic: Pietro Lo Monaco (Calcio Catania).
NAPOLI – Contro la violenza è tempo di agire. Con regole chiare, sanzioni dure. E se le istituzioni non intervengono, il mondo del calcio deve darsele senza esitare. Solo così si possono sconfiggere follia ultrà e razzismo. Ne è convinto Pietro Lo Monaco, amministratore delegato del Catania, dirigente di lungo corso e consigliere federale. Uno tra i più apprezzati manager calcistici italiani, nato a Torre Annunziata, ha idee precise, parole nette e aderisce con convinzione all’iniziativa di ‘Cronache’ per promuovere il fair play in campo.
Direttore, ritiene giusta la scelta di non fermare il campionato dopo i fatti di Milano?
Ogni volta spendiamo fiumi di parole e finiamo per scordarci le necessarie sanzioni. Non abbiamo mai applicato al 100% le misure adeguate. Episodi come quelli di Inter-Napoli non hanno a che fare con il tifo vero, fanno male al movimento e danno una connotazione delinquenziale al nostro mondo. Il questore di Milano ha invocato sanzioni dure nei confronti della frangia di tifosi nerazzurri che si è resa protagonista di quanto avvenuto. Sono d’accordo. Servono punizioni esemplari, che siano eclatanti e facciano passare la voglia a chi ha intenzioni nefaste.
Di sicuro non ci si può limitare a restare a guardare…
Le colpe vanno divise tra tutti, sono episodi devastanti per il nostro sistema. E stavolta ci è pure scappato il morto. Quando questo avviene tutti parlano a sproposito. E non cambia nulla. E’ arrivato il momento di passare ai fatti, di isolare i violenti, di mettere in campo delle sanzioni forti. Certi soggetti non devono più accedere allo stadio e nemmeno stare a piede libero all’esterno, vista anche questa recente ‘moda’ degli scontri a distanza dagli impianti. Le istituzioni devono imporre un comportamento rigido e sanzioni serie che facciano da deterrente.
Parla della possibilità dell’arresto per i cosiddetti ‘reati da stadio’?
Assolutamente sì. Spesso si fa riferimento al modello del calcio inglese. E’ a quello che dobbiamo guardare. Lì ci sono pene certe, gli stadi sono dotati di camere di sicurezza. L’Inghilterra si è impegnata per arrivare a questo punto. Dobbiamo farlo anche noi. Può sembrare pesante come atteggiamento, duro. Ma ora bisogna portare avanti una repressione inflessibile e far rispettare delle sanzioni certe.
Delle regole certe servono, anche perché spesso c’è molta confusione. A San Siro la gara non è stata interrotta nonostante i cori razzisti nei confronti di Koulibaly. Perché?
Ecco, l’incertezza determina situazioni di questo tipo. Si lascia l’interpretazione nelle mani di un uomo e non è semplice avere il coraggio di interrompere una partita come Inter-Napoli. Sarebbe stata la decisione più corretta, in ogni caso. Fa rabbia pensare che in questo Paese in passato i tifosi siano riusciti, loro sì, a sospendere una partita. E li abbiamo persino giustificati, in qualche modo. Cori beceri, indegni, come quelli nei confronti di Koulibaly fanno davvero passare la voglia. Ma bisogna tenere ben presente che il calcio è il gioco più bello del mondo e che questa gente vuole solo destabilizzare e creare problemi. La sospensione delle gare deve essere automatica, ci vuole una regola chiara.
Lei stesso, purtroppo, si è ritrovato a essere vittima di intimidazioni di recente…
Inizialmente mi sono arrabbiato molto. Ma in realtà mi fa un baffo. E’ il gesto di pochi sconsiderati e non ha niente a che vedere col calcio vero. Quello che è avvenuto dà una immagine distorta della realtà di Catania, che invece è una città meravigliosa, con gente fantastica.
Certi fenomeni si combattono anche con l’educazione e con l’esempio. Noi di ‘Cronache’ abbiamo lanciato un’iniziativa contro la violenza sui campi del dilettantismo proponendo un protocollo d’intesa che prevede un ‘terzo tempo’ e l’esclusione di chi compie atti violenti. Che giudizio ha del fair play sui campi di periferia?
Nel dilettantismo ci sono problemi provocati da tanti fattori, da inadeguatezze delle società e dello Stato. Basti pensare che molte partite si disputano addirittura senza le forze dell’ordine, in situazioni davvero assurde. Il numero degli uomini messi a disposizione è troppo esiguo e diventa impossibile vigilare su tutti gli eventi. Così non si può andare avanti. Le società dovrebbero avere il coraggio di fermarsi.
Servirebbe una iniziativa del genere anche in serie A?
Episodi di violenza in campo a livello superiore sono molto più rari, il contesto è completamente diverso, così come la vigilanza. Tra i Dilettanti, invece, promuovere questo genere di iniziativa è molto importante. Sui campi dall’Eccellenza in giù succede di tutto. Tanti ragazzini, che si avvicinano alla realtà del calcio con grande entusiasmo, vengono lasciati soli. Anche in questo caso servono pene immediate e certe. Chi aggredisce deve andare in galera. Se picchio una persona per strada rischio di ammazzarla: si configura il tentato omicidio e si sconta la pena. Nel mondo del calcio, invece, si preferisce fare filosofia. Nel caso Inter-Napoli fosse stata sospesa, ad esempio, stia sicuro che in tanti avrebbero detto che sarebbe stato un errore. Siamo il popolo delle discussioni e delle chiacchiere. Stabiliamo delle regole, piuttosto. Sono quelle che fanno funzionare il mondo.
E quando le istituzioni si mostrano incapaci di mettere a punto misure adeguate, è giusto che i protagonisti si muovano in prima persona adottando una autoregolamentazione, come accade con l’iniziativa ‘Ogni benedetta domenica’?
Certo. Darsi delle regole interne è un’ottima idea. Come Federazione dobbiamo intervenire inasprendo le pene federali. Per quanto mi riguarda, in caso di una rissa in campo nel mondo dilettantistico, la squadra colpevole va radiata. Ci vuole coraggio, ci vogliono prese di posizione. Troppo spesso abbiamo cercato, e trovato, mille artifizi per sfuggire alle regole, basti pensare a quanto avvenuto la scorsa estate con i milioni di gradi di giudizio per i ripescaggi tra la B e la C. Sono cose che servono soltanto a creare una grande confusione, a non decidere mai niente e dare spazio a troppe voci, troppe divergenze.
Sono malpensante se dico che si mettono al primo posto gli interessi economici e ci si dimentica il senso dello sport?
Assolutamente no, ha ragione. Dobbiamo salvaguardare quello che è, ribadisco, lo sport più bello del mondo. Se continuiamo a fregarcene, tutto andrà in malora. Aderisco con grande forza alla vostra iniziativa per contro la violenza.

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