L’Australia evita l’iscrizione della Grande Barriera Corallina nei siti in pericolo Unesco

L'Australia ha ottenuto, grazie al sostegno internazionale, di rinviare di due anni la decisione dell'Unesco di includere tra i siti a rischio

CANBERRA – L’Australia ha ottenuto, grazie al sostegno internazionale, di rinviare di due anni la decisione dell’Unesco di includere tra i siti a rischio, a causa dei danni provocati dal cambiamento climatico, la Grande Barriera Corallina, ‘declassando’ lo status di Patrimonio dell’Umanità.

L’Agenzia delle Nazioni Unite aveva raccomandato al suo Comitato del Patrimonio Mondiale di aggiungere il più grande ecosistema di barriera corallina del mondo alla lista dei Patrimoni dell’umanità in pericolo, ma gli emendamenti proposti dall’Australia alla bozza di decisione hanno rinviato la questione fino al 2023. Nel frattempo, una missione di monitoraggio controllerà la barriera corallina per determinare come gestire l’impatto del cambiamento climatico.

I rappresentanti di 16 dei 21 Paesi che compongono il Comitato del patrimonio mondiale, a parte l’Australia, hanno parlato a favore degli emendamenti prima che il comitato accettasse la posizione senza un voto. Solo la Norvegia ha sostenuto la posizione di iscrivere la Grande Barriera Corallina nei siti in pericolo. Il Comitato di solito prende decisioni all’unanimità. Secondo la ministra australiana dell’Ambiente, Sussan Ley, non ha senso iscrivere la Grande Barriera Corallina nei siti in pericolo prima che il Comitato finalizzi la propria politica sul cambiamento climatico. “Delegati, chiediamo solo due cose: tempo per gli esperti per toccare con mano nostro impegno per la barriera corallina, le sue condizioni e la nostra gestione, e per la politica climatica finale per fornire un quadro coerente per affrontare gli impatti del cambiamento climatico su tutti Patrimonio dell’umanità”, ha detto dall’Australia, dove si trova in quarantena dopo aver fatto pressioni sui delegati in Europa e Medio Oriente sulla decisione.

L’Australia aveva reagito con rabbia il mese scorso quando era stata pubblicata la bozza di decisione per rimuovere la rete di 2.500 barriere coralline che coprono 348mila chilometri quadrati dall’elenco del Patrimonio mondiale, al quale era stata aggiunta 40 anni fa per il suo “eccezionale valore universale”. Entrare nella lista dei siti in pericolo, significa finire a un passo dalla perdita dello status di Patrimonio dell’Umanità.



LaPresse

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