Le mani degli Zagaria sugli appalti in Regione: in 6 rinviati a giudizio

Sono accusati di essersi accaparrati i lavori alla rete idrica grazie alla vicinanza al clan. Gli imprenditori rispondono di associazione mafiosa: affronteranno il dibattimento. Martino ha scelto l’abbreviato

CASAPESENNA – Camorra e appalti, 6 imprenditori rinviati a giudizio. Gennaro Licenza, 62enne, Antonio Fontana, 59enne, ex sindaco di Casapesenna, Costantino, Giuseppe e Raffaele Capaldo, rispettivamente di 58, 53 e 66 anni, e Orlando Fontana, 47enne, dovranno affrontare il dibattimento con l’accusa di associazione mafiosa. La prima udienza si celebrerà a giugno dinanzi alla seconda sezione penale (collegio A) del tribunale di Napoli Nord. Il businessman Francesco Martino, 56enne, invece, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Anche lui risponde di camorra. La sua posizione sarà trattata dal tribunale di Napoli a maggio. Nel collegio difensivo gli avvocati Luca Viggiano, Federico Simoncelli, Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Gennaro Ciero e Domenico Cesaro.

Gli imputati per la Dda dal 2001 al 2015 hanno rappresentato il braccio imprenditoriale di Michele Zagaria. Grazie al loro legame con il clan avrebbero ottenuto dalla Regione Campania lavori su lavori. Nell’inchiesta era stato coinvolto anche il 59enne Raffaele Galoppo, assistito dai legali Pasquale Diana e Vittorio Giaquinto.

Ma la Dda, a seguito del no della Cassazione alla richiesta di misura cautelare, non sembra intenzionata più ad esercitare l’azione penale nei suoi confronti.
L’indagine che ha colpito i 7 imprenditori è una costola della già nota attività investigativa denominata Medea, un’operazione che nel 2015 tirò in ballo altri colletti bianchi ritenuti vicini ai Casalesi. Tra loro figura Pino Fontana, fratello di Orlando, condannato per associazione mafiosa con sentenza irrevocabile.

Con lui Medea tirò in ballo pure Luciano Licenza e Bartolomeo Piccolo, condannati in primo grado, con rito abbreviato, per concorso esterno al clan. A muovere i fili degli appalti dell’idrico gestiti dalla Regione, fino al 2011, sostiene la Dda, era stato Ciccio ‘a benzina, al secolo Francesco Zagaria, eminenza grigia del clan, cognato del boss Michele Zagaria (avendone sposato la sorella Elvira).

Mentre è stato tracciato il percorso del processo che affronterà ne merito le accuse della Dda, è ancora da definire il destino cautelare di Antonio Fontana, Giuseppe e Costantino Capaldo.

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