Legge elettorale, Brescia: sì al proporzionale con sbarramento alto

Giuseppe Brescia
Giuseppe Brescia

NAPOLI – Cambiare legge elettorale sembra una priorità per tutti i partiti, ma trovare un accordo risulta complicato. L’apertura del Pd ad un confronto con le forze di centrodestra può rappresentare un punto di svolta, ma solo se si terrà conto del fatto che per il Movimento 5 Stelle, partito di maggioranza relativa in Parlamento, punta ad un sistema proporzionale con un’alta soglia di sbarramento e l’eliminazione dei listini bloccati. A parlarne con Cronache è il presidente grillino della commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia.

Onorevole, tra i temi da affrontare di particolare rilevanza è quello relativo alla nuova legge elettorale. Dal suo punto di vista meglio puntare su un sistema proporzionale o maggioritario e perché?

Il MoVimento 5 Stelle è da sempre a favore di un sistema proporzionale perché meglio garantisce rappresentanza e stabilità. Servono una soglia di sbarramento alta per evitare la frammentazione e un intervento nei regolamenti parlamentari per limitare i cambi di gruppo. Il testo presentato a mia firma nel gennaio 2020 d’intesa con i partiti che sostenevano il governo Conte II rispecchia quest’esigenza. Ho volutamente rimesso al dibattito in commissione la scelta sul superamento dei listini bloccati. Dobbiamo dare ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti, con le preferenze o con qualsiasi altro sistema utile. 

Il Pd ha aperto al dialogo con la parte del centrodestra che sostiene il governo Draghi, Leu è propenso al proporzionale, tutti concordano sulla necessità di approvare una legge elettorale ampiamente condivisa. Voi siete pronti a confrontarvi partendo da che tipo di proposta?

Abbiamo volutamente avviato la discussione a urne lontane perché non si cambiano le regole per gioco per convenienza. Qualcuno, forse per convenienza, ha fermato quel percorso. La storia dimostra che chi vuole cambiare la legge elettorale a proprio uso e consumo credendo di vincere poi perde. Alcuni partiti ritenevano urgente la riforma della legge elettorale prima del referendum sulla riduzione dei parlamentari. Ora non più. Noi abbiamo agito sempre senza convenienze. Salvini in passato si è detto favorevole al proporzionale poi ha cambiato idea.

Stando ai più con l’approvazione della riduzione del numero di parlamentari, laddove si votasse domani con il ‘Rosatellum’, ci sarebbero non poche difficoltà nella composizione delle due Camere. Come ovviare al problema di una contrazione della rappresentanza soprattutto al Senato?

Il collega Fornaro di Leu sta lavorando in commissione su una riforma costituzionale per cancellare i riferimenti alla base elettorale del Senato in Costituzione, ora regionale. Siamo pronti a dare il nostro contributo, ma non crediamo in gravi contraccolpi. Troppi allarmismi in voga durante la campagna referendaria sono stati smontati. Sicuramente dobbiamo lavorare per una seria riforma dei regolamenti parlamentari per far funzionare il Parlamento con il nuovo assetto. La partecipazione dei cittadini alla vita politica non si concretizza solo con l’elezione dei propri rappresentanti una volta ogni cinque anni. Bisogna potenziare lo strumento del referendum e renderlo più incisivo. Le ultime sentenze della Corte Costituzionale su quesiti molto sentiti lo dimostrano.

Sua la proposta di legge per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori. Da cosa nasce e qual è l’obiettivo?

Da trent’anni le regole sul riconoscimento della cittadinanza sono rimaste uguali, mentre nel frattempo è cambiata la società. La politica si è divisa paralizzando il Parlamento e la realtà è andata avanti. Finora ci sono state proposte come lo ius soli che hanno creato solo contrapposizioni aspre. Legare invece la cittadinanza a un percorso scolastico di almeno 5 anni dovrebbe facilitare una discussione concreta. I partiti devono guardare in faccia chi aspetta questa legge, le loro ferite. Sono persone che studiano con i nostri figli. In Campania sono circa 28mila, il 3% del totale.

In passato sono stati fatti tentativi per approvare leggi simili, ma sono caduti nel vuoto. Perché crede che adesso i tempi siano maturi?

Il testo che ho proposto e che sarà votato la prossima settimana è molto semplice. Il dibattito politico e parlamentare su questo tema ha bisogno di normalità. Il modello dello ius scholae ha a che fare con la scuola e con il prezioso percorso di integrazione che può offrire grazie al lavoro degli insegnanti. Con questa proposta diritti e doveri camminano insieme. Non è un testo di destra o di sinistra, è una questione di civiltà soprattutto se pensiamo che all’estero ci sono persone che diventano italiane senza mai aver visto l’Italia e semplicemente trovandosi qualche trisavolo.

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