Libano, un anno dall’esplosione del porto di Beirut, il Paese è in ginocchio

Il 4 agosto 2020 l'esplosione del porto di Beirut, in Libano, causò 207 morti, 6.500 feriti e 300mila sfollati

(AP Photo/Hassan Ammar)

MILANO – Il 4 agosto 2020 l’esplosione del porto di Beirut, in Libano, causò 207 morti, 6.500 feriti e 300mila sfollati. A un anno di distanza, WeWorld – organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi -, presente in Libano con progetti di sostegno alla popolazione e ai rifugiati, vuole riportare l’attenzione sul Paese del Medio Oriente. Come testimonia il toccante fotoreportage della fotografa internazionale Francesca Volpi, che ha ritratto per WeWorld le condizioni della popolazione libanese stremata a un anno dall’accaduto, l’esplosione del porto di Beirut ha solo messo in luce ancora di più la situazione critica delle persone che subiscono gli effetti di una crisi economica e sociale devastante, in costante peggioramento da anni e che si è amplificata a causa della pandemia e dell’esplosione a Beirut.

Il video racconto con le immagini sarà visibile a partire dal 4 agosto sul sito di WeWorld.

“Dopo un anno, il Libano affronta uno dei momenti più difficili della sua storia” commenta Vincenzo Paladino, ECHO Program Manager di WeWorld. “Questa tragedia si è sommata agli effetti della crisi siriana del 2011 per cui il Paese conta sul suo territorio circa 1,5 milioni di rifugiati contro una popolazione stimata di 4,2 milioni di libanesi, e alla crisi socio-economica aggravatasi con la pandemia”.

La situazione è peggiorata a causa della svalutazione della moneta locale rispetto al dollaro: “Il settore bancario libanese è sull’orlo del collasso; il tasso di disoccupazione è aumentato del 50% nei settori commerciali, e il tasso di povertà ha ormai superato il 50%. Sia i rifugiati siriani che la popolazione libanese sono a rischio sicurezza alimentare e hanno urgente bisogno di vedere garantiti la propria sicurezza alimentare, l’accesso ai servizi e la copertura delle spese di base”.

Per sostenere le categorie più vulnerabili, WeWorld agisce per attenuare le conseguenze negative, sociali ed economiche, della crisi siriana, favorendo l’accesso al reddito e all’occupazione, in particolare per le donne, i giovani e le persone con disabilità, attraverso il rafforzamento delle loro capacità tecniche, l’accesso alle opportunità di lavoro disponibili sul mercato locale e il sostegno dell’autoimprenditorialità. Contribuisce a creare occasioni di impiego sia per i libanesi che per i rifugiati siriani, rafforzando una convivenza pacifica.

Dopo l’esplosione WeWorld si è subito attivata per supportare i più vulnerabili distribuendo kit per l’acqua pulita e per l’igiene personale, oltre ai kit di prevenzione da Covid-19 e di primo soccorso.

(LaPresse)

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