Libia, l’Italia è preoccupata. Conte: “La soluzione politica è l’unica possibile”

Il caos libico potrebbe avere forti ripercussioni sugli equilibri nel Mediterraneo, a partire dalla questione migranti

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA – L’Italia segue con “attenzione e preoccupazione” l’evolversi della situazione in Libia. Gli scontri fra le truppe del generale Haftar, in marcia verso Tripoli, e le milizie che sostengono il premier Al Sarraj generano grande apprensione a Palazzo Chigi.

Libia, la soluzione politica prospettata da Conte

“L’unica soluzione davvero sostenibile è quella che prevede un percorso ‘politico’ condotto sotto la guida delle Nazioni Unite”, ribadisce il premier Giuseppe Conte. L’Italia, pertanto “continua a sostenere le iniziative del Rappresentante speciale Ghassan Salamé e del Segretario generale António Guterres. Il quale in queste ore è in Libia in vista della Conferenza Nazionale di Gadames prevista per i giorni 14-16 aprile”.

La crisi libica è strettamente correllata alla questione migranti

Il caos libico, infatti, potrebbe avere forti ripercussioni sugli equilibri nel Mediterraneo, a partire dalla questione migranti. Sul dossier si muove anche il vicepremier Matteo Salvini in una telefonata con l’omologo del paese africano Ahmed Maitig. La situazione è finita inevitabilmente pure nell’agenda del G7 dei ministri degli Interni di Parigi. Dove il responsabile del Viminale ha chiesto ai colleghi di operare per la stabilità di Tripoli tramite una soluzione condivisa che eviti nuovi spargimenti di sangue.

L’appello a collaborare per la stabilità di Tripoli

Una sollecitazione ribadita anche con il collega francese Christophe Castaner in un bilaterale. In Italia, infatti, c’è chi, come la numero uno di Fdi Giorgia Meloni, che pensa come in qualche modo dietro l’avanzata di Haftar ci sia una sorta di “via libera” da parte della Francia.

Lo scopo è scongiurare una pericolosa escalation

La mossa del leader di Tobruk mette in ansia pure il M5s, secondo cui un’eventuale guerra civile porterebbe gravissime conseguenze non solo alla popolazione. Ma anche “per gli interessi nazionali italiani, dalla sicurezza degli impianti petroliferi dell’Eni alla gestione del fenomeno migratorio”. Una “pericolosa escalation” che va disinnescata subito tramite “una forte azione diplomatica”.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome