L’intervista. Castellone: “Stop femminicidi, si pensi a rieducare i violenti”

Nella nuova legge scarsa attenzione alle iniziative di prevenzione

CASERTA – Nella seduta di mercoledì il Senato ha approvato il disegno di legge sulle “disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”, a pochi giorni dall’omicidio di Giulia Cecchettin. Ne parla a “Cronache” Maria Castellone, vice presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, componente del gruppo 5 Stelle e della 5ª Commissione permanente (Bilancio).

Il disegno di legge discusso in Senato le sembra adeguato?

Il provvedimento completa in parte un percorso che era stato avviato con il “Codice rosso” e che necessitava di alcuni correttivi e inasprimenti. Quel che continua a mancare è tutto il “prima” e tutto il “dopo”: nel provvedimento si parla di prevenzione secondaria dei femminicidi, quella cioè che punta a evitare le recidive, e non di quella primaria, quindi la rieducazione degli uomini che maltrattano. Ormai il femminicidio è una piaga strutturale, servono misure che ricadano nella sfera culturale e sociale. Si deve partire dal reintrodurre l’educazione affettiva ed emozionale a partire dalle scuole di primo grado e quella sessuale dalle medie. E’ importante insegnare ai giovani a gestire le emozioni: oggi la società si muove più velocemente e i ragazzi, tramite i social, hanno accesso a contenuti ai quali prima non potevano accedere. E’ quindi fondamentale che li prepariamo a gestire questa sfera emotiva.

Lei pensa ci sia un problema di società patriarcale in Italia?

Certo, il cambiamento deve essere anche culturale e sociale. Dobbiamo combattere quella mentalità patriarcale che tutte noi donne abbiano sperimentato. Per molti uomini è difficile accettare che una donna possa essere più brava e arrivare prima. C’è anche un grosso problema sociale: le donne oggi hanno pochi strumenti a disposizione per essere davvero libere e indipendenti. Ad esempio, il carico familiare ricade totalmente sulle loro spalle ed è difficile accedere agli stessi salari degli uomini. C’è poi la parte della rieducazione, servono percorsi per uomini maltrattanti, ma oggi i centri di questo genere sono pochissimi e sono nati proprio perché riteniamo che questi comportamenti possono ripetersi: a volte sono proprio le recidive a portare agli eventi più tragici.

Su quali punti si sta concentrando in questo periodo la commissione Bilancio?

Nella manovra di bilancio le proposte sono molte, a partire dal potenziamento dei fondi per centri antiviolenza, case rifugio e percorsi di rieducazione. Ma la legge di bilancio penalizza le donne: si pensi all’Iva sui prodotti femminili e per l’infanzia. La norma per i prepensionamenti “Opzione donna” è stata quasi azzerata e comunque l’uscita dal lavoro adesso è più complicata. Inoltre, non ci sono incentivi che permettano alla donna di entrare nel mercato del lavoro. Per questo abbiamo consegnato un pacchetto di emendamenti per le donna e la parità di genere.

Come vede attualmente il rapporto fra partito democratico e 5 Stelle? C’è chi dice che i pentastellati siano stati inglobati nel Pd, chi sostiene il contrario…

C’è una contaminazione positiva dell’opposizione da parte del movimento 5 Stelle, se pensiamo che tante misure provengono da noi. La legge sul salario minimo era già incardinata in commissione Lavoro, con Nunzia Catalfo come prima firmataria: oggi anche il Pd raccoglie le sottoscrizioni e abbiamo condiviso la legge con Alleanza verdi e sinistra. Stessa cosa per la sanità: siamo riusciti a depositare tre emendamenti a firma dei capigruppo Patuanelli, Boccia e De Cristofaro per incrementare il Fondo sanitario nazionale, sbloccare il tetto alle assunzioni di personale e prendere provvedimenti per abbreviare le liste di attesa. Altro emendamento riguarda l’incremento di fondi per le persone con disabilità. Collaboriamo su questi progetti, poi come è giusto ogni forza politica ha le proprie peculiarità.

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