L’intervista. Nappi: “Senza Primarie il centrodestra perde”

L'ex assessore al lavoro della giunta Caldoro: “Le guerre tribali non servono, c’è ancora tempo per invertire la rotta”

Severino Nappi

NAPOLI – Il risultato dei ballottaggi per le Amministrative, in Campania, sembrano fotografare un quadro politico diverso da quello di due settimane fa, quando alle Europee il centrodestra si era rivelato in piena salute. Forza Italia, che sui territori dovrebbe fare da traino, stavolta non ha centrato gli obiettivi. Per tornare a vincere serve ripartire dalle idee. Ne è convinto l’ex assessore al Lavoro della giunta Caldoro, Severino Nappi (nella foto).

Il voto alle Amministrative ha disatteso le aspettative: dopo il risultato ottenuto alle Europee, il centrodestra al ballottaggio in diversi Comuni campani non ha vinto. Secondo lei perché?

Nel Paese spira il vento del centrodestra che vince quasi ovunque. Lo stesso voto alle Europee ha segnato una presenza dei partiti del centrodestra forte anche in Campania che però alle Amministrative non abbiamo ritrovato. Sarebbe troppo facile scaricare le responsabilità sui candidati, ma non è questa la lettura giusta. Il problema è la mancanza di visione. Molti hanno sentito il voto alle Europee come un voto di idealità rispetto al grande tema del rapporto cittadino-Europa e hanno espresso il desiderio dei valori che, chi rappresenta l’Italia, deve portare a Bruxelles. Però quando si passa ai bisogni concreti di un territorio, l’ideale si deve tradurre in progetti e contenuti. Se invece ci si appiattisce sui leader nazionali e ci si limita ad evocare una maglietta – a volte più brillante, a volte lacera – senza avere una proposta per risolvere problemi che affannano il quotidiano delle persone, il risultato non può che essere questo.

Quanto dice non promette bene per il centrodestra che l’anno prossimo tenterà di battere il governatore De Luca alle Regionali…

Non è così. Siamo in tempo ad invertire la rotta. Ma occorrono fatti. Partiamo dal primo. Spira un vento nordista che non lascia molti spazi a chi non è in grado di conquistarli. E questo è il primo dovere di chi aspira a rappresentare la Campania. Idee chiare per mettere in mora chi ha gli occhi girati altrove e prima ancora per convincere i tanti che non ci credono più. Io, che giro tra la gente, lo vedo quello di cui tutti sentono il bisogno. Un grande piano per l’edilizia, da sempre strumento per creare ricchezza. Che diventa anche l’occasione per chiudere la stagione dell’ipocrisia sull’abusivismo. Formazione professionale per dare lavoro stabile e dignitoso, non misure neoassistenziali. Programmazione dell’offerta turistica, per sostenere il polmone dell’economia campana: le nostre straordinarie bellezze. E poi finalmente un uso programmato e razionale dei fondi europei. Ci spettano 12 miliardi di euro. Usandoli bene porteremo ricchezza e benessere, altro che il reddito di cittadinanza, per giunta ridotto a 4 spicci per tanti. E infine una rivoluzione dei servizi sociali: oggi servono a chi li gestisce e a chi ci si arricchisce. Dobbiamo metterli al servizio dei cittadini che devono scegliere cosa ricevere in termini di assistenza e chi gliela deve fornire, non le cooperative degli amici.

In cosa il centrodestra campano le sembra deficitario?

Non è appunto capace di dire che cosa dobbiamo fare per cambiare. Più che altro mi sembra di assistere ad una garetta sui nomi e sulle poltrone, a partire da quella più importante, quella di presidente della Regione. Io sono dell’idea che va data a chi ha idee e capacità. È per questo che io ho lanciato le primarie delle idee, per parlare dei contenuti e di come abbiamo intenzione di governare questo territorio. Chi non è d’accordo si assuma il rischio e la responsabilità del fallimento perché con i proclami non si andrà da nessuna parte. Questo è sicuro.

Stando ai dati relativi all’astensionismo, il fallimento della politica sembra abbastanza chiaro. Di chi sono le responsabilità maggiori?

I numeri della disaffezione al voto sono impressionanti, al primo turno la Campania aveva già battuto il record, al secondo siamo arrivati a percentuali imbarazzanti. Non c’è bisogno di colpevolizzare nessuno, tutti sanno le colpe di chi sono. Dobbiamo essere capaci di dire basta ai cacicchi e agli individualismi senza contenuto che allontanano solo le persone. Oggi la differenza la fa chi ha qualcosa da dire. Non è più tempo di politica fatta dagli yes men, se non hai niente da dire non puoi essere presidente, assessore o classe dirigente.

Eppure i cerchi magici contano più di interi partiti, lo hanno sperimentato il centrodestra, il centrosinistra e i 5 Stelle. Come si risolve questa contraddizione?

In un Paese come il nostro, e in una Regione come la nostra ancora di più, è chiaro che chi pensa di poter andare avanti nell’immobilismo ha vita breve. Un anno fa Di Maio sembrava il salvatore della patria, oggi le persone hanno preso consapevolezza che agli annunci non sono seguiti i fatti. Il modello dello yes man può funzionare se il sistema tira, ma non quando l’economia boccheggia. Se la pianta non la innaffi muore e ormai tutte queste piante sono agonizzanti. Se i giardinieri si comportassero come la maggior parte della nostra classe politica, ogni giorno vedrebbero scomparire una rosa. Ed è la ragione per cui questi giardinieri devono iniziare a trovarsi un altro lavoro.

Le lotte intestine la fanno da padrone in ogni partito, da Forza Italia alla Lega al Pd passando per il M5S, un congresso di centrodestra può essere risolutivo?

I congressi, come quelli della prima Repubblica di cui ho sentito parlare, partivano da linee programmatiche: le varie anime dei partiti presentavano le loro e sulla credibilità della proposta si giocavano la partita. E vinceva chi aveva quella più convincente. Oggi mi pare che alcuni immaginino solo una conta fatti di mani alzate e guerre tribali. Improbabile anche perché al tempo del voto di scambio non credo ci siano le condizioni per guerre di tessere. Le adesioni, oggi più che mai, si fanno sui contenuti. E chi non ha idee dubito possa avere ancora eserciti per investitura divina.

Molti dicono che lei sia pronto a sostenere i progetti di Toti. E’ così?

Il dibattito in politica è sicuramente benvenuto, ma non credo alle sirene. Quando ci saranno proposte e progettualità, che non siano gare tra prime donne, è chiaro che sono pronto ad offrire il mio contributo.

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