L’Iran annuncia: “Referendum popolare sull’attività nucleare”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

TEHERAN – L’attività nucleare in Iran dovrebbe riprendere presto. Questa sembra essere la volontà del presidente iraniano Hassan Rohani che ha annunciato di aver proposto di tenere un referendum popolare per il proseguimento delle attività nucleari nella capitale Teheran. A riferirlo è stata l’Irna.

Le parole del presidente dell’Iran

“Nel 2004 – ha dichiarato il presidente Rohani – ho chiesto al leader, l’ayatollah Khamenei, di tenere un referendum su questo tema”. La strada sembrava spianata ma il risultato elettorale cambiò le carte in tavola: “Si disse d’accordo – ha proseguito – ma con l’elezione di Mahmoud Ahmadinejad si decise di continuare su un’altra strada. Occorre porre fine alla guerra economica il più presto possibile – ha concluso – perché tutte le sofferenze ricadono sul popolo”. Dichiarazioni forti che non fanno altro che aumentare una tensione internazionale e sulle quali le maggiori potenze mondiali hanno acceso inevitabilmente i riflettori. Già nelle scorse settimane si era avuto un sentore di quello che sarebbe potuto accadere.

Una situazione da non sottovalutare

Lo scorso 8 maggio, infatti, il presidente Rohani era stato chiaro sul programma relativo agli accordi nucleari. Tra sessanta giorni, infatti, l’Iran, senza un ulteriore accordo con gli Stati firmatari del patto, ripartirà con l’arricchimento dell’uranio. Un vero e proprio ultimatum lanciato dal leader iraniano a Gran Bretagna, Francia, Germania, Cina e Russia. L’obiettivo è quello di spingere gli stessi a mettere in atto gli impegni presi per proteggere l’economia dell’Iran dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Teheran, infatti, aveva manifestato l’intenzione di non recedere dall’intesa da cui gli Usa si erano già ritirati in maniera unilaterale. Anzi. Se entro 60 giorni i partner non accetteranno di soddisfare le sue richieste nel settore petrolifero e bancario, si riprenderanno le attività di arricchimento dell’uranio. E a quel punto, l’equilibrio internazionale, tenuto in piedi grazie ad un filo già troppo sottile, potrebbe definitivamente rompersi.

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