M5S, Di Maio e Fico in campo. Conte: “Bene mediazione ma restino miei punti fermi”

Foto Valerio Portelli / LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMA – La mediazione è in corso e, in campo, per l’ultimo disperato tentativo, ci sono i pesi massimi. Luigi Di Maio e Roberto Fico, i due ragazzi che stanno dentro al Movimento già da prima che nascesse, nati nei meetup e arrivati ai vertici delle istituzioni, sono riusciti a ‘congelare’ lo scontro in atto tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte che rischiava di ridurre a brandelli il Movimento.

Per farlo il ministro degli Esteri e il presidente della Camera sono andati a cena, venerdì sera, a casa del garante a Marina di Bibbona, e hanno portato a casa il risultato “decisivo” di fermare la votazione sul Comitato direttivo indetta dall’ex comico, convincendolo ad affidare a un comitato di sette persone il compito di mediare sui punti ancora aperti, dallo Statuto alla carta dei valori, passando per il codice etico. La mossa, di fatto, almeno per ora, chiude ogni spiraglio all’ipotesi di scissione.

Conte, preallertato dell’iniziativa, apprezza. L’ex presidente del Consiglio, fanno notare fonti a lui vicine, non può che valutare positivamente questo tentativo di mediazione dal momento – è la sottolineatura – che “lui stesso ha sempre lavorato per trovare una sintesi e per evitare spaccature e scissioni interne al Movimento”. Attenzione, però. “Ben venga questo tentativo se utile a rilanciare il Movimento e a dar vita a un nuovo corso – è il messaggio fatto filtrare ai suoi perché arrivi a chi, ‘in tempi brevissimi’ dovrà mettere nero su bianco un possibile compromesso – ma tenendo fermi quei principi fondamentali” su cui Conte “si è già espresso con chiarezza”.

La partita, insomma, è tutta da giocare. Di Maio, che farà parte del gruppo dei sette ‘saggi’, però, ci crede. “E’ un momento politicamente delicato – ammette – bisogna parlare pochissimo e lavorare per trovare una soluzione comune. Non è semplice, ma troveremo una soluzione per far ripartire questo progetto”, assicura. “Sono ore complesse per il MoVimento 5 Stelle e per questo è il momento della generosità e del lavoro comune – gli fa eco il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà – Un grande progetto e una grande storia possono attraversare fasi difficili, che grazie a processi partecipati e alla discussione interna si possono e devono superare”.

Anche gli eletti, dopo aver lamentato a più riprese di essere stati trascurati – se non ignorati – nel processo di cambiamento, adesso provano a essere ottimisti. Il fatto che la mediazione passi dai portavoce “è un dato politico di forte rilievo”, esultano. L’impatto all’esterno non è immediato, ma tra i corridoi del Palazzo sono in parecchi a tirare un sospiro di sollievo per essere in qualche modo rientrati in partita. Serve anche a dimostrare a Grillo e Conte che, a dispetto dei loro convincimenti, i gruppi parlamentari non sono ‘in mano’ né all’uno né all’altro, ma hanno una propria identità e un peso specifico. Perché – è il ragionamento – la ricomposizione va operata a 360 gradi, altrimenti non avrà vita lunga.

I sette, comunque, sono a lavoro. Oltre a Di Maio e Fico, ci sono il presidente del comitato di garanzia Vito Crimi, il capogruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Ettore Licheri, la capogruppo in Parlamento europeo Tiziana Beghin e il ministro Stefano Patuanelli. Tempi “brevissimi” ha chiesto ieri Grillo, ma i nodi da sciogliere non sono pochi. La tregua, almeno per ora, non ha una scadenza già fissata.

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