M5S, Grillo defenestra Conte e Fico adesso è spalle al muro

Il fondatore congeda l’ex premier e ‘ordina’ il voto sul nuovo direttivo del Movimento. Di Maio resta in sella, fallito il piano del presidente della Camera. Esultano i dissidenti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Beppe Grillo mette alla porta Giuseppe Conte e fa rientrare dalla finestra Davide Casaleggio. Malumori tra i parlamentari che speravano di evitare la rottura tra l’ex premier e il comico genovese. In casa 5 Stelle soffiano venti di scissione, i prossimi giorni saranno decisivi per il futuro dei grillini e dei contiani anche campani. Grillo dopo aver lanciato Conte come leader del M5S, ieri ha deciso che non ne è all’altezza. L’idea di depotenziare il ruolo del garante, quindi del comico genovese, all’interno del Movimento è costato a Giuseppi lo scettro del comando. Per evitare che qualcun altro cerchi di strappargli la guida della sua creatura e defraudarlo, Beppe ha deciso che non è più tempo del capo politico e ha indetto le votazioni online per l’elezione del comitato direttivo. In pratica dopo mesi di catalessi Grillo si è svegliato e ha deciso di dare seguito alla decisione presa agli Stati generali di ottobre e passare dall’uomo solo al comando alla guida collegiale. Almeno sulla carta, perché nei fatti il potere di fare e disfare resta nelle sue mani. “Conte non ha né visione politica, né capacità manageriali – ha detto Grillo –. Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco. Indico la consultazione in rete degli iscritti al M5S per l’elezione del Comitato direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau”.
Quindi quello che per più di due anni è stato spacciato dai grillini, tutti nessuno escluso, come salvatore della Patria, oggi viene dipinto, da chi lo ha incoronato leader del M5S, come un fake. Le parole hanno un peso e il comico genovese ha deciso di utilizzarle per demonizzare una delle sue creature. Farà lo stesso con i suoi delfini campani Luigi Di Maio e Roberto Fico e la schiera dei loro fedelissimi campani? Stando a voci di palazzo, Di Maio e i suoi (da Agostino Santillo a Mariolina Castellone passando per Vincenzo Presutto e Luigi Iovino) che non hanno mai realmente tifato per Conte sono salvi, Fico e i suoi ‘cadetti’ (da Gilda Sportiello ad Alessandro Amitrano fino a Luigi Gallo) meno. Il presidente della Camera si è sbilanciato di più, del resto quello che lo muove è l’autoconservazione politica e, stando a voci interne al M5S, ha pensato che l’ex premier potesse garantirgliela più di Grillo vista l’idea di eliminare il vincolo del doppio mandato e soprattutto i rapporti con Pd e Leu. I riposizionamenti saranno chiari nelle prossime ore quando si capirà se Conte è pronto a far nascere un suo partito. La rottura è troppo fresca ed è difficile metabolizzare l’accaduto: soprattutto il rientro in gioco di Casaleggio, con cui il M5S ha un debito economico non indifferente, che era diventato indigesto a buona parte dei parlamentari. Oggi sono previste diverse riunioni tra senatori e deputati per fare il punto e limitare i danni. Se le operazioni di mediazione tra posizioni diverse falliranno, la scissione sarà inevitabile. Sarcastico il commento dell’ex ministro Vincenzo Spadafora sui pontieri. “Cercasi mediatori di comprovata esperienza, no perditempo – chiara la stoccata ai big del M5S –. Confido in uno scatto di orgoglio della comunità 5 Stelle”. Lo stesso scatto d’orgoglio che i dissidenti, tra cui i consiglieri comunali e regionali di Napoli Matteo Brambilla e Marì Muscarà, hanno chiesto per mesi e che nessuno ha ascoltato: né Grillo, né Conte, né Di Maio, né Fico né Spadafora. Perché checché ne dica Beppe, il M5S la democrazia diretta, così come ogni altro ideale professato fino al 2018, l’ha accartocciata e gettata alle ortiche non ieri, ma molto tempo fa.

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