Manovra, governo ‘a testuggine’. Il M5S: “Non arretriamo”

Uniti e compatti come una testuggine contro agenzie di rating e media 'ostili'. Il copyright è del vicepremier Luigi Di Maio

LaPresse / Nicolò Campo

ROMA (Alessandro Banfo – LaPresse) – Manovra, governo ‘a testuggine’. Il M5S: “Non arretriamo”. Uniti e compatti come una testuggine contro agenzie di rating e media ‘ostili’. Il copyright è del vicepremier Luigi Di Maio, ma in questa situazione il termine calza a pennello per descrivere un governo, quello gialloverde, stretto sulla manovra dall’Europa e dai mercati. Il testo definitivo è atteso in Parlamento tra lunedì e martedì prossimi, ma l’idea del governo è sempre la stessa: andiamo avanti senza modifiche. Standard & Poor’s, pur non abbassando il rating sovrano dell’Italia, ha rivisto al ribasso l’outlook da ‘stabile’ a ‘negativo’, ma come ha sottolineato il ministro dell’Economia Giovanni Tria a Firenze “la crescita non si misura in tempi brevi. La valutiamo sei mesi dopo”.

A tenere coeso l’esecutivo su quel fatidico 2,4% di deficit ci pensa Di Maio, che avverte tutti: “Deve essere ben chiaro che il Governo non arretra: si farà il reddito di cittadinanza, si farà la pensione di cittadinanza e si farà la quota 100 per mandare a casa le persone”. Parole già sentite, l’invito a mantenere la barra dritta è un leit motiv ormai comune tra M5S e Lega.

Manovra, le dichiarazioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Ma forse anche per l’impennarsi dello spread scende in campo un altro ortodosso pentastellato come Alfonso Bonafede. “Ormai ci siamo, la manovra del popolo contiene quanto il MoVimento 5 Stelle sostiene sin dalla sua nascita e siamo a un passo dal realizzarlo, con buona pace dei detrattori in ogni sede, nazionale ed europea. A tutti loro, come agli editori e tutti gli altri do una notizia: siamo compatti più che mai e andremo avanti con ancora più determinazione. Più ci attaccate, più ci fortifichiamo”, scrive deciso il ministro della Giustizia sui social.

Ovviamente a Palazzo Chigi lo stato di salute delle banche è tenuto sotto stretta osservazione. A metà novembre ci saranno gli stress test e non è esclusa la possibilità di rafforzare gli istituti in difficoltà tramite aggregazioni. Tanto che dal Carroccio il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia chiosa: “Le banche sono parte del sistema e finanziano le famiglie e soprattutto le imprese, ove mai ci fosse una necessità bisogna intervenire in maniera rapida, veloce ed efficace, ma speriamo non ce ne sia il bisogno”.

L’onnipresente Di Maio ascolta il segnale, ma lancia un altro warning: “Siamo vicini alle banche ma non ci metto un euro degli italiani. Ce ne abbiamo già messi troppi in questi anni”. Una deadline rimane: entro il 13 novembre l’Italia dovrà rispondere alla bocciatura della Commissione Ue per evitare l’avvio di una procedura di infrazione. L’impressione è che per le prossime turbolenze sui mercati la compattezza sarà molto utile.

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