Medioriente, Netanyahu elogia Usa per il taglio ai finanziamenti Unrwa

"Gli Stati Uniti hanno fatto una cosa molto importante, bloccando i loro finanziamenti per l'agenzia di perpetuazione dei rifugiati nota come Unrwa", "finalmente cominciano a risolvere il problema"

Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu / AFP PHOTO / GALI TIBBON

GERUSALEMME (LaPresse/AFP) – Medioriente, Netanyahu elogia Usa per il taglio ai finanziamenti Unrwa. “Gli Stati Uniti hanno fatto una cosa molto importante, bloccando i loro finanziamenti per l’agenzia di perpetuazione dei rifugiati nota come Unrwa”.”Finalmente cominciano a risolvere il problema”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, elogiando la controversa decisione di Washington di mettere fine ai finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione, accusandola di perpetrare la situazione anziché risolverla. Ha aggiunto che il denaro “deve essere preso e usato per aiutare genuinamente a riabilitarsi i rifugiati. Il vero numero dei quali è molto più piccolo di quello riferito dall’Unrwa”. Gli Usa sono a lungo stati il maggior donatore singolo dell’agenzia, con oltre 350 milioni di dollari l’anno.

Donald Trump mette fine ai finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni unite

Il 24 agosto, Washington aveva deciso di cancellare oltre 200 milioni di dollari in aiuti ai palestinesi di Gaza e Cisgiordania. I leader palestinesi hanno duramente condannato le decisioni, accusando l’amministrazione del presidente Donald Trump di “liquidare” la loro causa. Prima ancora, gli Usa avevano riconosciuto la città contesa di Gerusalemme come capitale di Israele e previsto il trasferimento della loro sede diplomatica. Il taglio agli aiuti solleva preoccupazioni per i servizi che l’agenzia Onu fornisce ai rifugiati palestinesi e ai loro discendenti. Circa 5 milioni di persone. Tra i servizi ci sono 711 scuole frequentate da 526mila bambini nei territori palestinesi, in Giordania, Libano e Siria.

Anche i servizi sanitari sono a rischio. Più di 750mila palestinesi fuggirono o furono espulsi dalle loro case, nel periodo in cui nel 1948 fu creato lo Stato di Israele. I leader palestinesi chiedono che, in qualsiasi accordo di pace possa essere raggiunto, sia previsto che almeno una parte di essi e dei loro discendenti possa tornare alle case abbandonate, che ora si trovano in territorio israeliano. Israele sostiene invece che i palestinesi debbano rinunciare al “diritto al ritorno”.

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