Mes, Salvini: “E’ come un furto, chiederanno interessi e sacrifici”

"Il MES, semplificando, è come un furto e a me se il furto viene portato avanti a mano armata, con il coltellino, con il cloroformio o con una botta in testa non interessa".

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – “Il MES, semplificando, è come un furto e a me se il furto viene portato avanti a mano armata, con il coltellino, con il cloroformio o con una botta in testa non interessa. Non mi interessa se il furto ha delle lievi condizioni, se mi feriscono tanto o poco, ma rimane pur sempre un furto. Le condizioni che non ci sono oggi, da statuto del Trattato ci saranno domani. Ogni euro che ci danno oggi dovrà essere restituito con interessi e sacrifici in via privilegiata al MES. Questo fa rima con tassa patrimoniale, ulteriore precarizzazione del lavoro e aumento dell’età pensionabile. Oltretutto i numeri non stanno in piedi, perché gli italiani hanno già dato al fondo MES e ad altri fondi salva-stati e salva-banche 58 miliardi di euro, mentre ora ci dicono che ora aderendo a questo super MES, mini MES o fanta Mes potremo avere il 2% del nostro Pil, vale dire 36 miliardi. Abbiamo, quindi, dato 58 miliardi e, se facciamo i bravi, accettiamo delle condizioni che saranno a carico dei nostri figli, ce ne danno indietro 36. Anche mia figlia capisce che c’è una fregatura”. Lo ha detto a “L’Intervista di Maria Latella” su Sky TG24 il leader della Lega Matteo Salvini.

L’accusa

“Non vorrei – ha poi aggiunto Salvini – che qualcuno abbia preso a titolo personale, senza dirlo al Parlamento e agli italiani, degli impegni che però sono un danno per il Paese. Il presidente del Consiglio spergiura che lui non accetterà mai il MES mentre il ministro dell’Economia dice che un mezzo MES, un MES simpatico si potrebbe considerare. Delle sue l’una, o ha ragione uno o ha ragione l’altro”.

Le idee chiare sulle richieste

“La prima richiesta che come Lega e tutto centrodestra unito abbiamo fatto al Governo e al presidente del Consiglio è di approvare la Golden Power, cioè che l’Italia possa dire no alla possibilità di acquistare da parte straniera, che può essere tedesca ma anche cinese. Sento che qualcuno si è dimenticato che il virus è arrivato dalla Cina, poi gli scienziati ci diranno come e perché, e che l’economia cinese è l’unica che crescerà quest’anno. Sarà una mazzata per l’economia occidentale, l’economia europea e americana ma l’economia cinese crescerà. Non vorrei, quindi, che chi, per un motivo o per un altro, ha contagiato il mondo fosse colui che, con le sue aziende di Stato, perché la Cina non è una democrazia ma un regime comunista, andasse a comprare aziende in mezzo mondo. Quindi serve una Golden Power, una tutela dell’interesse strategico nazionale su Eni ma anche su tutte le migliori aziende che sono rimaste in Italia, penso alle telecomunicazioni, all’alimentare, al mobile e all’editoria. Difendere le aziende italiane anche a costo di pensare a un intervento dello Stato per proteggere i dati, il lavoro e il futuro degli italiani. Su questo siamo disposti a collaborare con chiunque”.

LaPresse

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