Messaggi jihadisti su Facebook, arrestato un ventenne a Brescia

Si tratta di un bengalese arrivato in Italia come richiedente asilo

LaPresse / Maxppp

BRESCIA – Propaganda jihadista, arrestato un ventenne. Stando alle informazioni raccolte dagli investigatori, il giovane è un bengalese giunto in Italia qualche mese fa, come richiedente asilo. Viveva in un appartamento assieme ad altri tre immigrati, in una struttura d’accoglienza. Lo hanno acciuffato questa mattina e rinchiuso in carcere. Per l’accusa inneggiava all’Isis attraverso un profilo Facebook, su cui si collegava utilizzando la rete internet della struttura in cui abitava. L’immobile è gestito da un italiano, che ha raccontato di non sapere nulla di questa vicenda.

Post sui social dopo gli attentati a Londra e Barcellona

Sono state trovate frasi inquietanti postate sul suo profilo. Messaggi, macabri, pubblicati, in particolar modo, dopo gli attentati che hanno colpito le città di Londra e di Barcellona del 4 giugno e del 17 agosto dello scorso anno. “Ho bisogno della guerra”, “Il paradiso mi attende” e ancora “La morte aspetta tutti” o “Tutti a pregare in moschea”. Parole che lasciano ben poco spazio all’immaginazione e che hanno condotto il giovane da Brescia direttamente in carcere per apologia al terrorismo. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore di Brescia Erica Battaglia, è partita dalle immagini macabre del 4 giugno: foto di bambini insanguinati.

Salvini: i buonisti che hanno aperto i porti devono chiedere scusa

“I buonisti che hanno aperto i porti e svuotato le tasche dei cittadini devono chiedere scusa a sessanta milioni di Italiani”, ha commentato così la notizia il ministro dell’Interno Matteo Salvini. A fargli eco il deputato dell Lega e segretario del Carroccio in lombardia Paolo Grimoldi: “Un arresto che rappresenta un segnale importante e che fa cadere il castello di carte messo in piedi dal Partito democratico in questi anni” dice “La Lombardia ospita più di 25mila richiedenti asilo: eccoli i poveri profughi che scappano da chissà quale guerra. In Bangladesh (nazione dell’arrestato, ndr) l’ultima guerra risale agli anni Settanta”.

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