Milano, tra Sala e Bernardo ‘spunta’ Salvini: “Se serve mi candido capolista”

"Io capolista a Milano? Se servo mi candido, Milano per me è l'anima e il cuore, sono a totale disposizione di Luca (Bernardo ndr) e della città e del movimento: se da candidato o a supporto di altri candidati lo vedremo".

MILANO – “Io capolista a Milano? Se servo mi candido, Milano per me è l’anima e il cuore, sono a totale disposizione di Luca (Bernardo ndr) e della città e del movimento: se da candidato o a supporto di altri candidati lo vedremo”. Il leader della Lega Matteo Salvini rispolvera l’ipotesi di una sfida con il sindaco di Milano Beppe Sala, candidato per un secondo mandato nelle fila del centrosinistra. L’ipotesi suggestiva arriva nel corso della sua visita al banchetto di raccolta firme per i referendum sulla giustizia nel capoluogo lombardo.

Il primo a lanciare la sfida con il leader del Carroccio era stato lo stesso Sala quando il centrodestra ancora non aveva ufficializzato il proprio candidato. Sfidare Salvini, aveva detto il primo cittadino uscente, sarebbe stato “un sogno”.

Sogno che la candidatura del professor Luca Bernardo aveva fatto tramontare, almeno fino a oggi. Per Salvini sedere a Palazzo Marino sarebbe un ritorno alle origini della sua carriera politica e le parole di oggi sembrano più una suggestione che altro, ma ‘mai dire mai’.

L’eventuale candidatura gli darebbe però l’occasione di ‘sfidare’ Sala in prima persona, quel Sala che, a suo dire “ha rallentato” una città come Milano che “corre a prescindere dai sindaci” “forse ostaggio di una maggioranza divisa e litigiosa”.

Di “moderno” e “anti-moderno” ha parlato invece Bernardo, lanciando una stoccata al primo cittadino uscente. “Sala ha fatto per 5 anni il manager che dice di essere? Io non me ne sono accorto”, le sue parole sempre dalla raccolta firme per il referendum a Milano.

Lo sfidante di Sala si dice pronto al voto anche se fosse – come sembra – il prossimo 3-4 ottobre. “Il tempo, tanto o poco non importa, l’importante è far bene e far conoscere le cose che si fanno. Come ho già detto, spero che la campagna sia non urlata e che non venga utilizzata da alcune aree della sinistra per tirare colpi bassi”.

Di Lorena Cacace

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