Musica che parla a tutti i popoli Le mille lingue dei Guappecartò

Stasera la band è al Museo della Pace di Napoli, sul palco con ‘Sambol Amore Migrante’

NAPOLI – Una melodia allegra, un po’ francese e un po’ sudamericana, “che ricorda Fellini e al tempo stesso Kusturica, ma sicuramente all’italiana”. E’ la musica dei Guappecartò, band composta da cinque talentuosi musicisti, ciascuno portatore di influenze e stili diversi, per uno scoppiettante mix che conquista alla prima nota. Il gruppo suonerà questa sera a Napoli, al Museo della Pace, per poi esibirsi domani a Paolisi, nel Beneventano, e sabato a Caiazzo, in provincia di Caserta. Marco Sica, Francesco Cosentini, Claudio Del Vecchio, Pierluigi D’Amore e Natale La Riccia porteranno sul palco i nove brani del loro ultimo album intitolato “Sambol – Amore Migrante”. Un disco che poggia le sue basi su una storia bellissima, quella di una figlia desiderosa di far rivivere il suo papà attraverso la musica. Vladimir Sambol era un compositore degli anni ’30 nato a Fiume ed emigrato in Svezia dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’album dei Guappecartò nasce appunto dall’incontro con Mirjam, figlia di “Vlado”, che rimane impressionata dai live in strada del quintetto strumentale, tanto da chiedere loro di ripercorrere il repertorio musicale del padre.

“C’è chi fa un album tributo ad artisti dalla fama mondiale, e chi, come noi, decide di omaggiare uno sconosciuto. Ne è venuto fuori un viaggio bellissimo, che ci ha portato a conoscere Vlado attraverso i suoi spartiti. Ognuno di noi ha arrangiato un brano, e il risultato è stato un disco di ispirazione balcanica, di valzer e di vari altri generi. Parliamo di brani ‘vecchi’ quasi un secolo, motivo per il quale li abbiamo “rispolverati”, stravolgendoli, per dar loro nuova vita. Portiamo in giro la musica di Sambol, e la cosa più bella è che la sua storia appassiona ogni volta il nostro pubblico, che si emoziona insieme a noi”, spiega la band. Un lavoro di arrangiamento lungo e accurato, durato circa tre anni, che ha visto la luce grazie al produttore Stefano Piro, il quale ha fortemente creduto in questo progetto musicale.

L’album, uscito lo scorso novembre, è composto da nove tracce intrise dell’animo migrante dei suoi musicisti. C’è tutta l’Italia nella provenienza geografica dei componenti della band (Matera, Santa Maria Capua Vetere, Udine e Foggia), che vive ormai da anni in Francia. Si è formata a Perugia nel 2004, ma la magia di Parigi ha giocato un ruolo fondamentale per la storia di questa band. Tra addii, separazioni e mille cambiamenti, i Guappecartò hanno vissuto le mille trasformazioni del capoluogo francese, “diventato oggi più duro e freddo” rispetto al passato, ma pur sempre capace di trattenere con sé chi l’ha scelto, per il suo fermento sociale, culturale e, ovviamente, musicale.

“Ma in Italia torniamo sempre volentieri, in particolare amiamo suonare in Campania, terra felice che ci accoglie ogni volta con grande passione e in cui abbiamo stretto amicizie inossidabili”, come quella con il cantautore Gnut. Ed è appunto in Campania che si svolge gran parte del “Sambol Italian Tour”, che proseguirà a Pesaro per andare alla volta della Lombardia. Poi ancora la Germania, e, chissà, un ritorno nel Bel Paese.
A suonare una musica senza parole, “e che per questo appartiene a tutti i popoli, senza distinzione di età, lingua e tradizione”.

Una melodia che unisce mentre fa ballare, e che per questo spazza via tutti i pregiudizi e le aspettative. “Un po’ quello che facciamo noi quando saliamo sul palco, vestiti come dei ‘guappi’: la bellezza del nome del nostro gruppo sta nell’eterno conflitto tra essere e apparire. A una prima impressione possiamo apparire dei ‘duri’, ma, in fondo, siamo fatti, appunto, “di cartone””. Appuntamento questa sera al Museo della Pace: l’ingresso è gratuito.

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