Nella Resurrezione la via della salvezza

Dio ci ha creati per la gioia, per una vita che non avrà mai fine

Tommaso Caputo

La pietra è tolta. Pietro e Giovanni, chiamati da Maria di Màgdala, accorrono e vedono i teli posati e il sudario avvolto in un luogo a parte. Il sepolcro è vuoto. Colui che era morto non è più lì. Cristo è risorto, Cristo vive! Sì, proprio così: Cristo vive. Due parole che, nella versione latina “Christus vivit”, costituiscono il titolo dell’Esortazione apostolica postsinodale, scritta da Papa Francesco e rivolta in modo speciale ai giovani.

Qual è il senso degli auguri che ci facciamo l’un l’altro in questo giorno? Gesù, accolto prima a Gerusalemme dalla folla in festa, si fa carico, nella croce, di tutto il dolore dell’uomo, patisce e muore per poi risorgere dopo tre giorni. Da buon pastore, che dà la vita per gli altri, viene ad indicarci la strada e a dirci che né dolore né morte avranno mai l’ultima parola. Ecco il primo motivo per scambiarsi gli auguri oggi: Dio ci ha creati per la gioia, per una vita che non avrà mai fine. La sofferenza, le difficoltà di ogni giorno, la fatica dell’impegno quotidiano, della malattia, del lavoro che a volte stanca, a volte è precario, altre volte è assente, non sono che un passaggio necessario.

C’è, però, un secondo motivo, per cui è bello oggi farsi gli auguri. In Gesù, Dio condivide la nostra natura umana e cammina sulle nostre strade per indicarci la via della salvezza. Lo fa perché ci ama. Nel capitolo quarto dell’Esortazione “Christus vivit”, Papa Francesco scrive «Anzitutto voglio dire ad ognuno la prima verità: “Dio ti ama”. Se l’hai già sentito, non importa, voglio ricordartelo: Dio ti ama. Non dubitarne mai, qualunque cosa ti accada nella vita. In qualunque circostanza, sei infinitamente amato» (112). Sono parole che il Santo Padre rivolge ai giovani, ma che riguardano davvero tutti noi.

E a Pompei l’amore di Dio Padre si sperimenta ogni giorno. Qui tutto sembra parlare di Risurrezione. Prima che l’avvocato Bartolo Longo vi giungesse, nel 1872, la Valle era abitata da pochi contadini, piuttosto pericolosa per la presenza della malaria e insicura per le razzie di alcuni briganti. In un giorno d’ottobre, il Beato camminava per queste terre e sentì un’ispirazione interiore: «Se propaghi il Rosario, sarai salvo!». Cominciò allora una storia straordinaria di risurrezione.

Questa terra rifiorì grazie al Beato Bartolo Longo che fondò la Basilica e, tutt’attorno ad essa, la città nuova e le Opere di carità che curano e sollevano gli afflitti, facendoli, così, rinascere a vita nuova. Migliaia di bambini ed adolescenti, sentendosi amati, hanno cambiato la loro strada, modificando un destino che sembrava già segnato. Un’altra via e un’altra vita sono sempre possibili, affidandosi all’amore di Dio che non ci abbandona, si fa uomo per noi, cammina con noi, vive su questa terra, ci lascia la sua Parola e il suo annuncio di un mondo nuovo, affronta la Passione, il Calvario, la Croce e la Morte. Dopo tre giorni risorge per dare anche a noi la vita, una vita in pienezza.

Buona Pasqua a tutti.

+ Tommaso Caputo

Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio

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