No vax, i diritti altrui

Vincenzo D'Anna, già parlamentare

Come deputato e poi senatore della Repubblica, ho servito la nazione ispirandomi all’umiltà, non alla modestia, convinto che nello “stato di diritto” la morale risieda nella legge. Consapevole che la democrazia parlamentare – attraverso l’espressione del voto riservata al popolo – si connoti e si manifesti come argine all’assolutismo del potere ed ai suoi eventuali abusi. In una società libera, nella quale ciascuno di noi è portatore di prerogative che il filosofo liberale Isaiah Berlin definì “diritti negativi”, in quanto indisponibili ad ogni autorità, il decentramento dei poteri decisionali (la sussidiarietà) è posto a garanzia dei diritti e delle libertà costituzionali dovute ai cittadini. Sono d’altronde proprio i “diritti negativi” a misurare il grado di autonomia e di libertà, sia civili che politiche, che distinguono un regime democratico da uno oligarchico oppure tirannico. La libertà di pensiero e di parola, la capacità di dissentire e di sottoporre alla più severa e costante critica chi ci governa, sotto il controllo del Parlamento, sono i pilastri sui quali sono stati costruiti lo stato moderno e la “big society”, ovvero la società aperta e tollerante. Tuttavia questa tipologia di società ha un limite dettato dall’altrui libertà e dal rispetto delle altrui analoghe prerogative liberali. Di conseguenza essa è preclusa agli intolleranti ed ai violenti, a tutti coloro i quali non si piegano alla volontà delle leggi costituzionali ed ordinarie. Il dettato filosofico ricordato da Oliver Wendell Holmes, recita che “la libertà del nostro pugno finisce ove comincia la libertà del naso altrui”. Un limite che deve impedire che i diritti di una certa parte della popolazione possano soccombere in ragione dell’esercizio di quelli esercitati da altri cittadini. A dirimere la laicità dei nostri comportamenti, morali e materiali, è preposta la legge e chi è chiamato ad interpretarla ed a farla rispettare. Quantunque il liberalismo sia costruito sull’idea che gli individui debbano avere lo stato al loro sevizio e non viceversa, come accade nei regimi social comunisti, e nell’accezione più specifica che sia la società ad essere costruita attorno all’Uomo e non che questi sia soggiogato dagli apparati statali, i singoli cittadini devono piegarsi al “generale interesse”. Se manca questa elementare distinzione tra i due diversi e legittimi diritti individuali, la libertà stessa si trasforma in intolleranza e come tale a venire meno saranno i cardini della civile e pacifica convivenza. Queste elementari nozioni di diritto dovrebbero essere insegnate nelle scuole di ogni ordine e grado, come presupposto per una cittadinanza consapevole e rispettosa dei diritti di tutti, ovvero che precedono quelli individuali. La libertà in astratto non può esistere, se non come esercizio dei propri diritti in armonia con quelli del nostro prossimo, altrimenti l’intera organizzazione sociale, le leggi, i tribunali, le forze di polizia e l’azione stessa del governo diventerebbero inutili ed inconcludenti. Sono questi semplici elementi di riflessione che, tuttavia, molti ignorano ed altri, pur edotti, fingono di ignorare sobillando e fuorviando le coscienze e le azioni di coloro che si appellano ad un esercizio dei propri diritti senza vincoli e limitazioni. E’ in questo preciso segmento di ragionamento che si deve distinguere tra le ragioni ed i diritti dei no vax e dei no green pass che affollano le strade di molte città italiane e le altrettanto legittime prerogative di coloro che intendono, invece, preservarsi dal contagio del Covid. I contestatori hanno il diritto di protestare, col vincolo di non essere violenti né causa di disagi alla collettività ed a quanti hanno l’obbligo di proteggere la restante parte della popolazione dal morbo virale. I contestatori hanno il diritto di non essere sottoposti a pratiche mediche senza il loro esplicito assenso in nome dell’inviolabilità del proprio corpo, lo stato quello di arginare l’avanzata del virus e scongiurare la paralisi delle attività sociali. Se questa sintesi è compendiata dal possesso del green pass per accedere ai luoghi di svago e di lavoro, oppure da attestazioni di essere esenti dal morbo (tampone), la norma è di assoluta garanzia dei diritti di tutti. Scomodare l’idea che questa sia espressione di un atteggiamento tirannico del governo e negazione dei diritti di una parte dei cittadini, quelli non vaccinati, è pura mistificazione se non mera intolleranza. A nulla valgono le perplessità personali e la presunta nocività della terapia genica nel medio lungo termine, innanzi al dovere di proteggere la collettività dal morbo virale evitando la paralisi dell’apparato produttivo ed occupazionale. Chi si mette fuori da questo ragionamento di legittimità assume non la veste dei depositari delle libertà conculcate dal tiranno, quanto quelle degli intolleranti che non rispettano i diritti altrui.

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