Nuovo scontro nel governo, ora c’è l’asse Di Maio-Conte contro le trivelle

Foto Ufficio stampa Palazzo Chigi / Filippo Attili / LaPresse in foto Luigi Di Maio, Giuseppe Conte

ROMADi Maio e Conte fanno squadra e sulle trivelle servono a Salvini un altro ‘no’. Il vicepremier pentastellato, dopo l’attacco del suo omologo di governo leghista, si era preso qualche ora per riflettere. E ora esce allo scoperto: “Lo stop alle trivelle è una battaglia per la sovranità nazionale. Io alla mia terra ci tengo. All’Italia ci tengo. Al mio mare ci tengo. E non ho alcuna intenzione di svendere nulla ai petrolieri del resto del mondo“.

Il ragionamento del capo politico pentastellato è chiarissimo e ricalca il programma elettorale su cui il Movimento è nato e cresciuto, fino ad arrivare a palazzo Chigi.

Poco importa se, rispetto alle elezioni del 4 marzo e secondo i sondaggi, M5S non è più il partito che domina i consensi, anzi. Bisogna rispolverare le vecchie battaglie e non ripetere l’errore fatto con la Tap, è l’ordine di scuderia: quindi sulle trivelle non si arretra di un centimetro.

“Non ci avete votato per lasciare tutto così com’era ma per il cambiamento e un passo importante per il cambiamento è lo stop alle trivelle, che non vuol dire meno sviluppo ma sviluppo diverso”, sottolinea in diretta Facebook.


Di Maio trova dalla sua parte anche il premier

Giuseppe Conte, questa volta, prende posizione: “Come Governo abbiamo dedicato molta attenzione alle energie rinnovabili. E allora, è più saggio dedicarci a spron battuto a trivellare, o dedicarci alle energie rinnovabili?“.

Il piano targato cinquestelle, messo nero su bianco nell’emendamento al decreto legge Semplificazioni, scoraggia le perforazioni esistenti, aumentando i canoni delle concessioni, e mette in cantiere, grazie alla sospensione di 18 mesi per richieste ex novo, una alternativa che punta alle energie rinnovabili.

Una strategia non condivisa nel Carroccio, che, invece vede nelle trivellazioni prima di tutto una fonte di energia e poi un certezza in termini di occupazione e sviluppo. Un altro ‘no’ che in Via Bellerio arriva quasi senza sorpresa, anche se Salvini avrebbe preferito un segnale di diverso tenore.

E’ evidente che a questo punto, almeno per le trivelle, lo stop di 18 mesi potrebbe trasformarsi in una vera e propria deadline entro la quale il partito lumbard possa guadagnare il più possibile potenziali elettori.

Serve prendere tempo, è la riflessione che Salvini avrebbe fatto ai suoi fedelissimi, portare a casa Tav e le Autonomie e, dopo le Europee, se saranno confermati i sondaggi, prendere palazzo Chigi come partito di maggioranza con o senza i 5Stelle. (LaPresse)

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