Papa Francesco: “La Chiesa è del popolo, al diavolo piacciono le èlite”

"L'élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell'anima"

Foto Stefano Costantino / LaPresse in foto Papa Francesco

CITTA’ DEL VATICANO (LaPresse) – Papa Francesco: “La Chiesa è del popolo, al diavolo piacciono le èlite”. “L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima”. Lo scrive papa Francesco nell’ultimo libro intervista con don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova, in un estratto riportato dal Corriere della Sera.

“La normalità – afferma – è vivere nel popolo e come il popolo. È anormale vivere senza radici in un popolo, senza collegamento con un popolo storico.

In quelle condizioni nasce un peccato che piace tanto a Satana, il nostro nemico: il peccato dell’élite. L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima. Si può appartenere a una Chiesa di élite. Però, come dice il Concilio nella Lumen gentium, la Chiesa è il santo popolo fedele di Dio. La Chiesa è popolo, il popolo di Dio. E al diavolo piacciono le élite”.

Papa Francesco: “La Chiesa è del popolo, al diavolo piacciono le èlite”

“A una mamma che ha sofferto quello che hanno sofferto le mamme di Plaza de Mayo – afferma il Papa nel volume – io permetto tutto. Può dire tutto, perché è impossibile capire il dolore di una mamma. Qualcuna mi ha detto: ‘Vorrei vedere almeno il corpo, le ossa di mia figlia, sapere dov’è stata sepolta’. Esiste una memoria che io chiamo ‘memoria materna’, qualcosa di fisico, una memoria di carne e ossa. Anche questa memoria può spiegare l’angoscia. Tante volte dicono: ‘Ma dov’era la Chiesa in quel momento, perché non ci ha difeso?’. Io sto zitto e le accompagno. La disperazione delle mamme di Plaza de Mayo è terribile.

Non possiamo far altro che accompagnarle e rispettare il loro dolore, prenderle per mano, ma è difficile”.

“Da quando è nata fino all’Annunciazione, al momento dell’incontro con l’angelo di Dio, la Madonna me l’immagino come una ragazza normale, una ragazza di oggi, una ragazza non posso dire di città, perché Lei è di un paesino, ma normale, normale, educata normalmente, aperta a sposarsi, a fare una famiglia. Una cosa che immagino è che amasse le Scritture: conosceva le Scritture, aveva fatto la catechesi ma familiare, dal cuore. Poi, dopo il concepimento di Gesù, ancora una donna normale: Maria è la normalità, è una donna che qualsiasi donna di questo mondo può dire di poter imitare. Niente cose strane nella vita, una madre normale: anche nel suo matrimonio verginale, casto in quella cornice della verginità, Maria è stata normale. Lavorava, faceva la spesa, aiutava il Figlio, aiutava il marito: normale”.

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