Pd, sfida Martina-Zingaretti: si contendono i sindaci dem

Tra i due, Giachetti chiama a raccolta quel pezzo di elettorato che ancora guarda con simpatia all'area renziana

Foto Daniele Leone / LaPresse in foto Maurizio Martina, Nicola Zingaretti

ROMA – La sfida del Congresso Pd si gioca anche sulla ‘conquista’ dei sindaci. È la dimensione territoriale una delle chiavi di volta individuate dai candidati alla segreteria nazionale per arrivare ai piani nobili del Nazareno. Ma per centrare questo obiettivo, l’unica strada è convincere chi, dai piccoli comuni alle grandi città, si confronta ogni giorno con il consenso popolare. Già da qualche settimana è partito Maurizio Martina, che infatti risponde quasi in tempo reale all’appello “di tanti nostri amministratori”. Confermando di essere “pronto al confronto con loro”.

Pd, sfida tra Martina e Zingaretti

L’ex ministro ricorda di aver “sempre lavorato per unire nella pluralità”, cercando “di fare avanzare un’idea aperta di partito, in grado prima di tutto di investire sulle esperienze municipali come palestra di un nuovo protagonismo civico e democratico”. Ecco perché “penso sia cruciale, per il nuovo Pd, ripartire da un’idea federale per se stesso e la nostra comunità”, sottolinea Martina. Ribadendo ancora una volta “con chiarezza, che non vedo nessuna condizione per un’intesa con il Movimento 5 Stelle”.

Un partito che rappresenti le identità locali

Anche Nicola Zingaretti, però, “raccoglie la sfida” lanciata dagli amministratori locali dem. “Da amministratore, come voi, conosco e condivido le preoccupazioni che esprimete”, sottolinea il presidente della Regione Lazio. Promettendo “un partito in cui le identità locali siano più rappresentate: per questo, interverremo sullo statuto del Partito al fine di garantire una quota certa di sostegno economico alle nostre articolazioni locali”.

In quest’ottica ‘Zinga’ ricorda che nella sua proposta congressuale c’è “il rafforzamento delle competenze regionali”, ma “dovrà riguardare solo specifiche funzioni e dovrà avvenire nel pieno rispetto dei principi costituzionali, conciliando la legittima aspirazione di gestire in autonomia alcune politiche pubbliche con il dovere di garantire uno sviluppo armonico e solidale dell’intero Paese”. Un tema caldissimo, affrontato nelle stesse ore in cui il governo, in Consiglio dei ministri, compie il passo decisivo per il riconoscimento di maggiore autonomie a Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e non solo.

Giachetti non si schiera

Chi non si è ancora espresso sull’appello dei sindaci, invece, è Roberto Giachetti. Il candidato ‘last-second’ alla leadership del Pd, che corre in tandem con Anna Ascani, è ancora in una fase preparatoria della sua campagna elettorale, anche a livello economico. Ma chiama a raccolta quel pezzo di elettorato che ancora guarda con simpatia all’area renziana, proponendo una discussione aperta su temi che vanno “dall’organizzazione alle politiche che crediamo debbano essere proposte da un partito riformista e progressista”, pronto a “comprendere e affrontare il tempo in cui viviamo e lavorare per quello futuro”.

I sondaggi lo indicano perdente

Nei sondaggi, però, l’ex competitor di Virginia Raggi per il Campidoglio resta nettamente indietro rispetto a Martina e Zingaretti e, da qui alle primarie del 3 marzo prossimo, difficilmente potrà contare su endorsement pubblici di Matteo Renzi per recuperare terreno. Perché il ‘senatore semplice’ di Firenze ormai sembra sempre più lontano dal Congresso. E dal Pd.

(Lapresse/di Dario Borriello)

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